Detenuti al lavoro nel carcere di Santa Bona a Treviso
Aumenta, e non di poco, il lavoro per i detenuti, sia quello in carcere che quello esterno. È tutta col segno più la Relazione sullo svolgimento da parte dei detenuti di attività lavorative o di corsi di formazione professionale relativa al 2017 inviata al Parlamento dal ministero della Giustizia. Sale il numero degli occupati, salgono gli stanziamenti, e finalmente viene adeguata la 'mercede' dei detenuti che lavorano, ferma al 1994. Grazie al quasi raddoppio dei fondi destinati, passati da 50-60 milioni di euro degli scorsi anni a 100 milioni del 2017, a fronte di un calo della presenza di detenuti. E salgono anche gli accordi con importanti imprese per progetti lavorativi e corsi di formazione. «Oltre a garantire il lavoro per le necessità di sostentamento, proprie e della famiglia – scrive Santi Consolo, direttore del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria (Dap) –, lo sforzo maggiore che l’Amministrazione penitenziaria oggi sta compiendo è quello di far in modo che le persone detenute possano acquisire una adeguata professionalità. Solo l’acquisizione di capacità e competenze specifiche – prosegue il magistrato – consentirà, a coloro che hanno commesso un reato, di introdursi in un mercato del lavoro che necessità sempre più di caratteristiche di specializzazione e flessibilità». È la «concreta attuazione del dettato costituzionale» che parla di «attività di recupero nei confronti della persona in esecuzione penale».
Al 30 giugno 2017, ultimo aggiornamento, il numero totale dei detenuti lavoranti è pari a 17.602 unità (su 54.653 presenti), rispetto alle 15.272 dello stesso giorno del 2016. Ma il dato più interessante è che aumentano tutte le tipologie di lavoro. Il numero dei detenuti impegnati nella gestione quotidiana degli istituti alla stessa data era di 12.319 rispetto a 10.572 del 2016 e 10.175 del 2015. Si tratta dei detenuti impiegati nei servizi che «assicurano il mantenimento di condizioni di igiene e pulizia all’interno delle zone detentive, comprese le aree destinate alle attività in comune, le cucine detenuti, le infermerie e il servizio di preparazione e distribuzione dei pasti». È sicuramente il lavoro meno qualificato ma finalmente salgono anche quelli a maggior contenuto professionale. Così i detenuti lavoranti presso le aziende agricole arrivano a 342 unità, quasi il doppio dei 181 del 2015, e questo grazie anche a uno stanziamento di quasi 8 milioni di euro. E crescono anche quelli impiegati in attività di tipo industriale, sempre finalizzate alla vita delle carceri: erano 578 e ora sono 598.
Ancora più interessante, sia come numero che come livello qualitativo, è il dato relativo ai detenuti che grazie alle cosiddetta 'legge Smuraglia' del 2000 lavorano per cooperative sociali e imprese esterne. Erano 644 nel 2003, sono stati 1.300 nel 2016, ultimo dato completo disponibile. Mentre il totale dei detenuti alle dipendenze di datori di lavoro esterni, compresi quelli che non hanno fruito dei benefici della 'legge Smuraglia', sempre a giugno 2017, erano 2.295.
Nel corso del 2017 il Dap ha firmato alcuni importanti accordi con imprenditori molto noti. Un primo, siglato il 15 marzo con le famose aziende di abbigliamento Marinella e Maumari, prevede la creazione di una sartoria presso la Casa circondariale femminile di Pozzuoli per confezionamento di cravatte per la dotazione del Corpo di Polizia penitenziaria. Il 27 luglio è stato siglato l’accordo con la 'Brunello Cucinelli' per la creazione nella casa circondariale di Perugia Capanne, di un laboratorio per il confezionamento di maglioni anche questi per gli agenti. Il prestigioso marchio mette a disposizione gratuitamente personale specializzato per la realizzazione e supervisione del prodotto. Infine l’1 dicembre è stato firmato il protocollo con la Mutti per realizzazione di un laboratorio per la trasformazione in conserve dei pomodori prodotti nei terreni del carcere di Carinola. Tutti i laboratori prevedono corsi di formazione professionale.