lunedì 26 novembre 2012
L'aula, con voto segreto, ha respinto il primo articolo del disegno di legge. Il Pdl, come preannunciato, si è astenuto. La norma prevedeva l'arresto per i cronisti e non per i direttori. 
Per Sallusti niente carcere: andrà agli arresti domiciliari
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Il Senato boccia la nuova versione del carcere per i giornalisti e il ddl sulla diffamazione finisce nelle secche. Resterà così in vigore la vecchia legge, quella che già permette in casi estremi (come quello di Alessandro Sallusti) il carcere per i cronisti e i direttori responsabili dei giornali. Lo stop al cammino del ddl è arrivato subito in avvio dei lavori. L’aula di Palazzo Madama ha bocciato l’articolo 1 della legge, il cuore del provvedimento, sul quale il Pd aveva chiesto il voto segreto. Avevano preannunciato il no Pd, Idv, Udc e Api mentre i radicali si sono schierati per l’astensione (che al Senato vale come voto contrario). Alla fine la votazione ha visto 123 senatori schierati per il no, 29 a favore e 9 astenuti. Il Pdl non ha partecipato al voto. A quel punto, «apprezzate le circostanze», il presidente del Senato Renato Schifani ha proposto di sospendere l’esame del testo.L’articolo 1 conteneva oltre a norme più stringenti sulla rettifica, la conferma della reclusione fino a un anno per i giornalisti che commettono reato di diffamazione a mezzo stampa per un fatto determinato. Per i direttori di testata era prevista invece solo la pena pecuniaria (passaggio questo che avrebbe dovuto salvare Sallusti dagli arresti). Si trattava dell’articolo simbolo dell’intero ddl, contro il quale si erano schierati tanto il sindacato dei giornalisti che gli editori della Fieg. La federazione della stampa aveva proclamato uno sciopero per la giornata di ieri, poi sospeso in attesa dell’esame parlamentare del testo.Bocciato l’articolo 1 decade tutta la riforma e per i giornalisti accusati di diffamazione a mezzo stampa, restano le regole attuali, con condanna massima fino a 6 anni. Il ddl «è morto, meglio così», ha sentenziato dopo il voto Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd. «Nella prossima legislatura – ha aggiunto – si potrà ripensare questo tema e fare ciò che andava fatto adesso: eliminare il carcere per la diffamazione e trovare un sistema per equilibrare la libertà di informazione con il diritto alla dignità dei singoli». Con la bocciatura dell’articolo «si conserva la vecchia legge e così ha vinto il fronte del carcere», commenta invece Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl. La decisione di non partecipare al voto, «è stata giusta perché – ha spiegato – è stata presa a "misfatto avvenuto"», cioè dopo gli arresti domiciliari scattati intanto per l’ex direttore del Giornale, Alessandro Sallusti. Resta Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati Pdl, a chiedere un recupero dell’accordo sulla diffamazione, mettendo fine «una situazione non degna di un Paese democratico». Ma ormai sembra tardi.
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