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Sono le 19,27 quando Roberto Fico varca il portone del Quirinale alla guida della sua monovolume. È lui il l’«esploratore» al quale il presidente Sergio Mattarella affida la complicata missione per ridare al Paese un governo, mettendo da parte i tatticismi e la ricerca di «illusori vantaggi di parte», per dirla con le parole inascoltate del presidente nel messaggio di Capodanno.
Fico avvierà le sue consultazioni da oggi pomeriggio e dovrà riferire entro martedì. Mattarella si conferma così l’uomo delle accurate riflessioni e delle repentine decisioni. Meno di mezz’ora prima si era presentato ai giornalisti al termine del giri di consultazione, a sancire che «è emersa la prospettiva di una maggioranza politica composta a partire dai gruppi che sostenevano il governo precedente ». Una «disponibilità a me manifestata», che però andava «verificata nella sua concreta praticabilità. A questo scopo - annunciava - adotterò con immediatezza una iniziativa». In men che non si dica è toccato al direttore della comunicazione del Quirinale, Giovanni Grasso ufficializzare la convocazione di Fico; ed è stato poi il segretario generale Ugo Zampetti a indicare i tempi stretti dell’incarico.
Una carta che evidentemente Mattarella aveva già sul tavolo: basti ricordare il ruolo di esploratore che Fico ebbe nel 2018, nel cercare già allora una intesa giallo-rossa, e basti aggiungere, più di recente, la durata del colloquio avuto mercoledì pomeriggio con Mattarella (quasi un’ora e mezza), nel quale tutte le mine sul terreno erano già state esaminate. I due non hanno avuto bisogno allora di parlarsi più di tanto, ieri sera, solo un quarto d’ora, al termine del quale Fico ha rilasciato una lapidaria dichiarazione di accettazione dell’incarico: «Il momento è molto delicato per il Paese - ha detto -, siamo chiamati ad affrontarlo con la massima responsabilità per dare risposte urgenti che i cittadini attendono».
Decisione figlia dello spiraglio aperto da Matteo Renzi, giovedì, che le altre forze di maggioranza, pur condannando l’apertura della crisi e incolpando di questo Italia Viva, hanno inteso valorizzare per non complicare il compito a Mattarella. Non era affatto scontato che lo facesse anche il M5s. Il capo Vito Crimi, rivelando un sms inviato da un sindaco di un piccolo comune, aveva parlato di crisi «incomprensibile persino a noi», ribadendo che per i pentastellati l’unico nome resta Conte. Tuttavia, il passo avanti - per il quale si erano spesi per tutta la giornata 'pontieri' e ambasciatori di ogni tipo - consisteva nei toni nuovi usati con Italia Viva: «Può oggi il Paese accettare che sia il momento dei veti, dei personalismi, dell’arroccarsi sulle proprie posizioni? - si è chiesto Crimi - o non è piuttosto il momento della responsabilità e della condivisione? È il momento di fare un passo avanti, tutti insieme. E farlo velocemente », per dar vita a «un governo politico a partire dalle forze di maggioranza attuali».
Una mano tesa chiarissima. Un sospiro di sollievo per il Quirinale. Ci aveva messo del suo anche Renzi, mandando in avanscoperta il 'numero due' Rosato ad affermare che qualsiasi scelta avrebbe fatto il capo dello Stato sarebbe stata «la migliore possibile» e a ribadire che su Conte non c’erano veti. Non preventivi e assoluti, quanto meno. L’incarico a Fico esclude al tempo stesso altre maggioranze, che non sono emerse dai colloqui (neppure venerdì dalla delegazione del centrodestra), ma anche la possibilità che il reincarico a Conte possa avvenire in virtù dell'arruolamento di singoli 'volenterosi'.
Il tentativo di Mattarella e Fico è invece quello di andare sul programma, esattamente come fecero Pd e M5s prima della nascita del Conte II, superando i veti dei Dem sulla riconferma del premier solo all’ultimo miglio. È da escludere che Fico possa lavorare per altri che non siano il premier precedente. Fanno fede le dichiarazioni messe al verbale al Quirinale da tutti gli ex alleati. Ma sarebbe altrettanto sbagliato immaginare che il cammino per Conte sia ora in discesa. Lo confermano le polemiche al vetriolo sulla commessa di missili sauditi nata in epoca renziana, revocata venerdì. Ma soprattutto pesa la fronda di Lezzi e Di Battista che si annuncia ora, in caso di pace con Iv. Ma proprio per questo non sta in piedi nemmeno l’ipotesi che Fico a un certo punto possa pensare di lavorare per sé, quasi a venire incontro a veti renziani, peraltro esclusi. Solo un eventuale ingresso di Forza Italia nella trattativa, a rendere a quel punto non più decisivo il ruolo dello stesso Renzi, potrebbe riaprire i giochi. Ma non è questa al momento la pista su cui si lavora, per dare al più presto un governo all’Italia.