Riprende forza la bufera legata alla vicenda Consip (Ansa)
La procura di Roma esaminerà all’inizio della prossima settimana i nuovi documenti inviati a piazzale Clodio dal Consiglio superiore della magistratura sul caso Consip, che contengono il verbale dell’audizione della procuratrice di Modena Lucia Musti, nella quale il magistrato punta il dito contro l’ex ufficiale del Noe Gian Paolo Scafarto e il colonnello dei carabinieri Sergio De Caprio, il capitano Ultimo che arresto Totò Riina, per aver fatto presunte pressioni anti Renzi.
La pubblicazione dei verbali ieri da parte di due quotidiani ha suscitato allarmate reazioni in sede politica a partire da quella del leader del Pd: «Penso che qualcuno che voleva utilizzare Consip per gettare fango su di me vedrà il fango ritorcersi contro, come per l’Expo –ha detto Renzi – . Le intercettazioni sono state falsificate per montare un presunto scandalo contro un esponente delle istituzioni». L’ex premier precisa poi di avere «stima e rispetto per i magistrati e i carabinieri perché penso che la stragrande maggioranza siano persone di alto livello a cui riservare gratitudine. C’è un giudice a Roma e noi ci fidiamo dei giudici. Pretendiamo che la verità venga fuori».
Reagisce però anche il colonnello De Caprio che smentisce le frasi attribuitegli, a sua volta lancia accuse al procuratore di Modena (vedi articolo a fianco) e replica a quelli che «paventano colpi di stato e azioni eversive da parte del Capitano Ultimo e di pochi disperati carabinieri. Stiano sereni tutti – afferma – perché mai abbiamo voluto contrastare Matteo Renzi o altri politici, mai abbiamo voluto alcun potere, mai abbiamo falsificato alcunchè».
Nell’audizione tenuta a luglio scorso al Csm il procuratore di Modena ha riferito che in successivi incontri tra lei, De Caprio (allo stato non indagato) e il maggiore del Noe Giapaolo Scafarto (già indagato per falsi e violazioni del segreto nell’inchiesta Consip) avrebbero fatto riferimento a Renzi. Il primo avrebbe detto: «Dottoressa, lei, se vuole, ha una bomba in mano. Lei può far esplodere la bomba. Scoppierà un casino. Arriviamo a Renzi». Il secondo, un anno dopo, avrebbe fatto un riferimento al caso Consip dicendo: «Scoppierà un casino, arriviamo a Renzi». I due carabinieri sono descritti durante la seduta come due personaggi «spregiudicati» e «esaltati».
I carabineri del Noe collaboravano con la procura di Modena non per il caso Consip (gestito dai pm di Napoli e poi Roma) ma nell’ambito dell’inchiesta sugli affari della coop Cpl Concordia, aperta dalla procura napoletana e poi trasmessa per competenza territoriale nella città emiliana. In quelle carte c’era anche la conversazione tra Matteo Renzi e il generale della Guardia di Finanza Michele Adinolfi risalenti al 2014 nelle quali il segretario del Pd esprimeva giudizi poco lusinghieri su Enrico Letta e accennava alle mosse per sostituirlo a Palazzo Chigi.
Di vicenda giudiziaria che «assume ogni giorno dei caratteri di gravità inaudita», ha parlato ieri il ministro Dario Franceschini. «Stiamo imparando dai giornali che c’è stato un tentativo, con ogni mezzo, di coinvolgere il premier. Una cosa è il dibattito, lo scontro tra partiti o gli attacchi a Renzi, ma questo è un fatto di una gravità istituzionale enorme, e azioni e parole di chiarezza e solidarietà dovrebbero arrivare da tutti, avversari compresi». E in un’interrogazione il deputato pd Michele Anzaldi chiede ai ministri di Interno e Difesa se non ritengano «necessario valutare se e in che modo si debba intervenire per verificare se alcuni Carabinieri abbiano realmente tramato contro i vertici democratici del Paese».