venerdì 16 dicembre 2016
Nel mirino presunti accordi in mare per il trasporto dei migranti. Lo rivela il «Financial Times» che ha avuto accesso a due rapporti interni
(Foto Marina Militare)

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L’accusa è pesantissima: nientemeno che «collusione» con i trafficanti di uomini sulle rotte migratorie dalla Libia all’Italia. Un’accusa che, sorprendentemente, colpisce proprio le Ong più attive nel soccorso ai migranti irregolari, lanciata direttamente da Frontex, l’ex agenzia Ue delle frontiere esterne appena trasformata in una nuova Agenzia europea delle guardie di frontiera e costiera. Accuse gravissime contenute in due rapporti interni di Frontex, rivelati ieri dal Financial Times.

In uno dei due rapporti, si legge che i migranti irregolari in arrivo dal Nord Africa avrebbero ricevuto «chiare indicazioni prima della partenza sulla direzione precisa da seguire, per raggiungere le imbarcazioni delle Ong». Nell’altro rapporto, Frontex denuncia addirittura un «primo caso registrato in cui le reti criminali hanno trasportato i migranti direttamente su un’imbarcazione di una Ong» (non specifica quale).

Non basta: nei rapporti riservati si legge che i migranti salvati dalle navi delle organizzazioni «spesso non sono affatto disponibili a collaborare con gli esperti» delle autorità di accoglienza, alcuni anzi hanno affermato di «esser stati avvertiti (dalle stesse Ong, ndr) di non collaborare con le autorità di polizia italiane o con Frontex». Tra le altre accuse alle Ong, quella di operare molto più vicino alle acque territoriali libiche, usando i fari delle navi «come luce di riferimento per i migranti».

Infine, Frontex accusa le organizzazioni non governative di rifiutarsi di raccogliere prove necessarie per le indagini contro i trafficanti lasciate nelle barche soccorse. Sullo sfondo, un chiaro scontro di visione tra come affrontare la crisi migratoria, che oppone l’agenzia Ue (e con essa vari Stati membri), con posizioni più 'poliziesche' e di controllo delle frontiere, e le organizzazioni non governative, che hanno una visione più schiettamente umanitaria e denunciano la creazione di una «fortezza Ue».

Contattata da Avvenire, Frontex ha rifiutato di commentare le rivelazioni del Financial Times, ma anche di smentirle. «Noi non commentiamo su rapporti interni» ha dichiarato Ewa Moncure, portavoce dell’Agenzia. Moncure ha però voluto sottolineare un punto: e cioè che «la situazione si fa sempre più drammatica, il numero medio di persone trasportate su singoli gommoni dalla Libia è passato da 90 a 160 tra il 2015 e il 2016» avvertendo che «proprio il sovraffollamento sui barconi sta provocando più decessi», arrivati in totale a 4.700 quest’anno. Inoltre «i trafficanti, aspettandosi di trovare navi che salvino i migranti più vicine, forniscono poca acqua e scarsissimo cibo e carburante». E le relazioni con le Ong? «Lavoriamo spesso con loro – è la risposta – ed è vero che oggi le imbarcazioni delle organizzazioni salvano molti più migranti di prima». Nei rapporti interni, Frontex indica che a ottobre i salvataggi in mare da parte delle Ong era pari al 40% del totale, contro il 5% di inizio anno.

Anche la Commissione Europea, che ha ricevuto i rapporti di Frontex, sta osservando con attenzione la vicenda. «La Commissione – ha dichiarato ad Avvenire Natasha Bertaud, portavoce per il dossier Migrazione – sta monitorando gli sviluppi sul terreno e sta raccogliendo ulteriori informazioni sul ruolo delle Ong coinvolte in attività di ricerca e sviluppo ». Certo, spiega, «bisogna evitare generalizzazioni sul ruolo delle Ong, che in genere agiscono in sostegno e in stretta cooperazione con governi e organizzazioni internazionali ». Tuttavia, aggiunge la funzionaria, «allo stesso tempo deve esser chiaro che le regole devono esser rispettate da tutti gli attori coinvolti, per garantire che le vite dei migranti e degli equipaggi non siano messe ulteriormente in pericolo e che la sovranità degli Stati sia rispettata a ogni livello». Fonti comunitarie aggiungono che la Commissione ha già preso contatto con le autorità italiane, e sta valutando se possano essere necessarie misure per migliorare il controllo delle attività di soccorso in mare delle Ong. Di concreto, però, per ora non c’è niente.

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