giovedì 5 maggio 2016
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Aggiornamento del 26 maggio 2021: assolto l'ex sindaco di Lodi Simone Uggetti

«Se c’è un complotto delle toghe contro il Pd? Maddechè... ». Nel collegamento mattutino con Rtl 102.5 - primo impegno di un mercoledì che si rivelerà intensissimo - ricorrendo a un’espressione tipica del gergo romanesco, Matteo Renzi prova a gettare acqua sul fuoco delle polemiche espose per il caso Lodi. «C’è un’indagine in corso e ho piena fiducia nei magistrati », ripete più volte il premier in merito all’arresto di Simone Uggetti, sindaco dem accusato di aver confezionato un bando ad hoc per la gestione di due piscine comunali. Dopo l’intervento radiofonico del presidente del Consiglio, però, arriva la novità del giorno: la vicenda di Lodi si appresterebbe a finire al Csm. Il membro 'laico' del Partito democratico Giuseppe Fanfani annuncia che chiederà l’apertura di una pratica nella prima commissione di Palazzo dei Marescialli per verificare «la legittimità dei comportamenti tenuti e dei provvedimenti adottati» dai giudici. Il consigliere non togato dell’organo di autogoverno della magistratura attraverso una nota definisce le misure adottate nei confronti del sindaco di Lodi «ingiustificate e comunque eccessive». A prendere immediatamente le distanze è proprio il presidente della commissione del Csm chiamata in causa, Renato Balduzzi: «Non è compito del Csm, e in particolare della sua prima commissione, prendere posizione su singoli provvedimenti giurisdizionali e tanto meno interferire con vicende giudiziarie in corso. Contro i provvedimenti giurisdizionali il nostro ordinamento prevede un compiuto sistema di garanzie e di impugnazioni, al quale è e deve restare estraneo il Consiglio superiore». L’iniziativa di Fanfani scatena a stretto giro pure l’insurrezione dei sette consiglieri del Csm vicini ad Area: «Parole inaccettabili ». Infine la giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati (Anm) diffonde un comunicato durissimo: «Le dichiarazioni rese da Fanfani rappresentano un’indebita interferenza». Nel frattempo i fedelissimi del premier fanno trapelare che quella del membro laico del Pd è «un’azione autonoma». È fin troppo evidente: Fanfani è isolato. E l’ondata di proteste lo costringe, nel tardo pomeriggio, ad operare una (parziale) retromarcia. «Non chiederò, 'allo stato' e salvo nuove evenienze, l’apertura di una pratica», dice intervenendo in plenum. La chiusura è del vice presidente del Csm, Giovanni Legnini: «Rinnovo la stima per Fanfani, che ha fatto chiarezza, perché il Consiglio non interferisce sui procedimenti in corso». Nelle lunghe ore che trascorrono dall’affondo di Fanfani al suo dietrofront, la linea di Renzi non cambia di una virgola. Durante l’appuntamento social #matteorisponde, a proposito del caso, l’inquilino di Palazzo Chigi ribadisce che «il Pd non grida al complotto nel modo più assoluto e dice ai magistrati: 'prego, andate avanti'. Noi li invitiamo a indagare e vogliamo che svolgano le indagini nella più ampia libertà». Anche a margine del question time alla Camera il premier sceglie di non esprimersi sulla mossa di Fanfani: «La mia posizione non è mai cambiata. Noi rispettiamo le iniziative dei magistrati, speriamo che arrivino a sentenza presto». Ovviamente Renzi ammette che la bufera dell’ente lombardo «fa male perché impedisce di far vedere le cose positive dell’Italia ma serve chiarezza e tranquillità». Poi però rivendica l’impegno già messo in campo dall’esecutivo su questo fronte: «È evidente che quando hai 50mila amministratori, è possibile che ci siano varie ipotesi di questioni morali. E il nostro governo con il decreto 69 del 2015 ha alzato le pene sulla corruzione». Mentre Uggetti si sospende dal Pd «per correttezza e massima garanzia sia per la sua persona sia per l’immagine del partito che rappresenta» – come spiega il suo avvocato –, le opposizioni continuano ad attaccare il segretario-premier. Matteo Salvini, che nel pomeriggio si trova davanti al carcere di Regina Coeli per rilanciare la proposta di legge sulla castrazione chimica per stupratori e pedofili, non resiste alla tentazione di una battuta velenosa: «Siamo davanti alla sede del Pd...». Per il Movimento 5 Stelle «il Partito democratico sta affondando nella piscina lodigiana» e chiama in causa il vicesegretario Lorenzo Guerini: «Come poteva non saper nulla l’ex sindaco che è stato addirittura testimone di nozze del suo ex assessore Uggetti?». A difendere il collega di partito dall’offensiva del M5S è il senatore Franco Mirabelli: «I Cinque Stelle non hanno remore a lanciare accuse senza capo né coda, infangando persone oneste. Sono barbari». © RIPRODUZIONE RISERVATA Toghe e politica Il premier ribadisce: «La mia posizione non è mai cambiata Noi rispettiamo le iniziative dei magistrati ma speriamo che arrivino a processo presto» Intanto il sindaco finito in carcere si sospende dal partito

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