mercoledì 7 marzo 2018
Giuristi e operatori: «Il governo firmi per riportare la reclusione nella legalità»
Un nuovo appello per le misure alternative alla cella
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Continua a crescere la popolazione carceraria, mentre la riforma penitenziaria che avrebbe dovuto avviare percorsi di recupero e reinserimento rischia di arenarsi. Perciò associazioni e giuristi invocano una rapida approvazione del pacchetto di norme che attende solo la firma del governo in carica. Al 28 febbraio, si registravano 58.163 detenuti (19mila gli stranieri) a fronte di una capienza di 50.589 posti. Un sovraffollamento che, sommato alle annose carenze del sistema, ha spinto alla sottoscrizione di un appello al governo perché approvi «la riforma dell’ordinamento penitenziario, riportando l’esecuzione penale entro una cornice di legalità costituzionale e sovranazionale dopo le umilianti condanne europee».

La mancata approvazione della riforma, «o anche solo una sua regressiva rimodulazione», si legge nel testo redatto da associazioni e giuristi, offuscherebbe quella «messa a punto costituzionale » del sistema penitenziario che, «a quarant’anni dall’ultimo organico intervento, impone lo spostamento del baricentro dell’esecuzione penale verso le sanzioni di comunità, accompagnato dalla selettiva rimodulazione dei presupposti per la concessione delle stesse e delle modalità per assicurare l’effettività del rispetto delle prescrizioni imposte».

A sottoscrivere il documento sono i penalisti italiani, con l’Associazione italiana dei professori di diritto penale, il Consiglio nazionale forense, Magistratura democratica, Area democratica per la giustizia, Antigone, la Conferenza nazionale volontariato giustizia, autorevoli giuristi e personalità della società civile. Tra questi, l’ex capo della Procura di Milano Edmondo Bruti Liberati, i professori Francesco Palazzo e Giovanni Fiandaca, il procuratore capo di Torino Armando Spataro, i presidenti emeriti della Corte Costituzionale Valerio Onida e Gaetano Silvestri, l’ex primo presidente della Cassazione Ernesto Lupo, l’ex vicepresidente del Csm, Carlo Federico Grosso, Il garante nazionale per i detenuti Mauro Palma e l’ex giudice della Corte di Strasburgo Vladimiro Zagrebelsky.

«Ci rivolgiamo con forza al Governo – si legge nell’appello – perchè, mantenendo fede all’impegno assunto ed esercitando almeno nella sua parte fondamentale la delega conferita con la legge n. 103/17 votata dal Parla- mento, approvi in via definitiva, pur dopo le elezioni politiche, la riforma dell’ordinamento penitenziario, riportando l’esecuzione penale entro una cornice di legalità costituzionale e sovranazionale dopo le umilianti condanne europee». I firmatari professano la convinzione «che la vittima del reato riceva maggior risarcimento morale da un’assunzione di responsabilità del colpevole, al quale chiedere di più sotto il profilo di condotte materialmente e psicologicamente riparatorie nei confronti suoi e della collettività, piuttosto che da una pena ciecamente afflittiva». La riforma, precisano i firmatari, mira al recupero e al reinserimento del colpevole, «non contiene nessun afflato buonista, nessuna 'liberatoria' per pericolosi delinquenti – tanto meno per mafiosi e terroristi, espressamente esclusi dall’intervento riformatore – nessun insensato ed indulgenziale 'svuotacarceri'».

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