Alcune pagine del calendario 2024 dell'Esercito Italiano - Archivio Avvenire
Dopo la bufera sollevata dalle centinaia di saluti romani per le commemorazioni dell'eccidio di via Acca Larentia, una nuova polemica su un presunto "revisionismo" o, per così dire, una tentata riabilitazione dell'epoca fascista lambisce l'esecutivo guidato dalla premier Giorgia Meloni. Stavolta, a sollevare il caso è una interrogazione parlamentare, depositata dal gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera e indirizzata al ministro della Difesa Guido Crosetto. La firma il vicecapogruppo di Avs Marco Grimaldi, partendo da una constatazione: il titolo dell'edizione 2024 del calendario dell'Esercito - fa sapere - è "Per l'Italia sempre... prima e dopo l'8 settembre". Una formulazione che, ritiene Grimaldi,"si pone nel solco del tentativo di riabilitazione del Ventennio e dell'amnesia sulle responsabilità, tutte italiane, del fascismo".
Il militare che combatté coi franchisti
La descrizione riportata nel calendario stampato dall'Esercito recita: “Attraverso la rievocazione di quei tragici eventi" della seconda guerra mondiale, "si è voluto rendere omaggio agli uomini che a quei fatti parteciparono con l'assoluta consapevolezza di servire la Patria, sia prima sia dopo l'8 settembre 1943, onorando il giuramento prestato". Sono stati pertanto selezionati, prosegue il testo, "alcuni ufficiali, sottufficiali e soldati, insigniti della Medaglia d'Oro al Valor Militare per atti eroici compiuti dopo l'armistizio e che si sono particolarmente distinti anche nel periodo precedente”. Un punto sul quale il deputato di Avs avanza precise obiezioni: se è vero, osserva Grimaldi, che "scorrendo i nomi di ufficiali, sottufficiali e soldati riportati nel calendario, si tratta nella maggior parte dei casi di figure che si sono distinte nella lotta di Liberazione e in gran parte aderenti alla Resistenza", fra questi compare però anche "il nome di Giuseppe Izzo, che nel settembre 1938 partì volontario per la guerra di Spagna a fianco dei franchisti".
Le rievocazioni del passato
In alcune dichiarazioni rilasciate a Repubblica e nelle note d'agenzia, il deputato d'opposizione riconosce come ci siano "già state edizioni" del calendario "dedicate a rievocazioni di fatti storici, chiaramente in concomitanza di anniversari". Ad esempio, nel 2023 l'armistizio del 1943, nel 2017 lo scoppio della Grande Guerra del 1917. Questa volta però, precisa, "l'anniversario non c'è e l'intento di normalizzare il periodo storico della dittatura fascista appare evidente e arbitrario". Poi aggiunge, alludendo probabilmente alle polemiche sollevate da alcune esternazioni del presidente del Senato Ignazio La Russa, che "non si può non dire che venti di revisionismo soffiano attorno alle più alte cariche dello Stato e si riverberano a ogni livello" e lancia una frecciata pure al dicastero di via XX settembre: "È un fatto che il calendario sia sponsorizzato in tutta Italia dalla sottosegretaria Isabella Rauti, figlia di Pino Rauti", già parlamentare e storico esponente del Movimento sociale italiano.
La richiesta al ministro Crosetto: «Ritiri le copie in commercio e cambi il titolo»
Pertanto, nell'interrogazione depositata, Grimaldi chiede a Crosetto "se non intenda, per quanto di competenza, adoperarsi affinché venga modificato il titolo e la descrizione del calendario rimuovendo qualsiasi riferimento teso a sminuire il periodo della dittatura fascista e vengano ritirate le copie del calendario disponibili in commercio". Dal canto suo, la Difesa per ora non replica ufficialmente. Informalmente, interpellate da Avvenire, fonti del dicastero fanno notare come il caso non riguardi direttamente il ministro o la sottosegretaria, giacché ogni forza armata, e dunque anche l'Esercito, stabilisce in autonomia i contenuti e lo stile del proprio calendario annuale.
In arrivo una nota dell'Esercito?
Nelle prossime ore, secondo alcune fonti, potrebbe arrivare anche una nota formale dei vertici dell'Esercito a puntualizzare ulteriormente la questione. Nessun commento, per ora, dalla sottosegretaria Rauti (che ieri sera era a Cape Canaveral, negli Usa, per la partenza della missione spaziale AX-3 di Axiom, che conta anche un astronauta italiano, il colonello dell'Aeronautica Walter Villadei). Non parlano neppure altri esponenti del governo, né tantomeno Palazzo Chigi, con la premier finora fedele alla linea del "profilo bassissimo" sullo spinoso tema del "ritorno" di simboli e gesti legati al Ventennio mussoliniano. Nel 2022, interpellata sulla possibilità di togliere o meno la fiamma missina dal logo di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni si era detta "orgogliosa" di quel simbolo, ma aveva aggiunto con nettezza: "Io non mi nascondo. Se fossi fascista, direi che sono fascista. Non ho mai parlato di fascismo, invece, perché non sono fascista".