«Prima rientra questo incidente, meglio è per il Paese. Perché il ruolo di Bankitalia non è solo interno, ma anche e soprattutto esterno e connesso alla Bce. E noi abbiamo partite molto complicate, come quella sui crediti deteriorati (non performing loan) nelle nostre banche. Questa è una battaglia da fare in sede europea e Bankitalia la deve condurre in quella sede. Per questo, ne vanno preservate indipendenza e autonomia». Il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda porta alla luce le frizioni che si registrano fra il governo e il Pd sulla vicenda della ben nota mozione anti-Visco del Pd alla amera, sulla quale è dovuto intervenire sia il Quirinale per censurarla, sia Palazzo Chigi per emendarla. Certo, Calenda è una voce molto autonoma dentro il governo, ma, intervenendo al videoforum di Repubblica.it quelli che porta sono argomenti concreti e scottanti, certamente condivisi anche dal premier, e aguardati con preoccupazione dal Quirinale. Calenda non esclude un titolo per le forze politiche a intervenire, o a criticare, «ma – sottolinea - il modo in cui si fa è determinante. Per preservare la forza e l'autonomia dell'istituzione, il segretario del Pd lo può fare ma nelle sedi opportune».
Alla domanda se la mozione fosse realmente un incidente, o piuttosto una strategia di una parte del Pd, Calenda ha risposto: «Non credo ci fosse un disegno di indebolimento del governo, anche perché siamo già alla fine della legislatura. Forse c'è stata una leggerezza. La motivazione non la conosco. Ma da potenziale elettore del Pd sottolineo che fino ad ora il Pd ha fatto unabuona legislatura, sulla base della serietà. Così si può vincere, non rincorrendo i Cinque stelle. Se questo di Bankitalia è stato un incidente, chiudiamolo quanto prima. Se invece è una strategia, non è buona». Calenda non esprime giudizi sul governatore Visco. «Spetta al presidente del Consiglio», dice. Ma poi sottolinea che «lavorando gomito a gomito in sede europea con le strutture di Bankitalia, in particolare con Fabio Panetta, posso dire che abbiamo fatto un buon lavoro».