«Ma quale "invasione"? Le analisi dei nostri esperti d’immigrazione avevano già ipotizzato, con l’arrivo del bel tempo, questa situazione. Non è un’emergenza: coi 14mila dei giorni scorsi, siamo a circa 47mila arrivi in 5 mesi, meno di un migliaio di persone in più dello stesso periodo dello scorso anno. Nessuno sottovaluta la situazione, ma è inutile gingillarsi nella mera contabilità. E gli egoismi e i populismi non risolvono nulla, anzi...». Per il viceministro dell’Interno Filippo Bubbico (Pd) la nuova ondata di sbarchi deve «indurre l’Unione europea e ciascuno dei 28 Stati membri a rendersi conto che non si può più eludere il problema, per ragioni umanitarie, per esigenze di politica internazionale e di sicurezza interna...». E i politici italiani ed europei che «pensano che, ignorando la questione, si possa tenere al sicuro le proprie comunità, fanno un errore grossolano, perché quando i problemi si radicalizzano, i pericoli crescono».
Bruxelles apprezza l’impegno in mare dell’Italia e la proposta del migration compact. Ma il fardello dell’accoglienza resta sulle spalle italiane... L’Europa ha tempi di reazione troppo lenti. Il
migration compactè un contributo offerto agli altri governi europei, sul quale ad ogni riunione crescono le adesioni, ma non è un piano operativo. È importante che i 28 Stati Ue si convincano della necessità di agire.
All’Italia è stata chiesta efficacia sugli hot spot, ma il meccanismo del 'ricollocamento' europeo è impantanato. Perché? Prima l’accusa europea era: non è possibile condividere il peso dei profughi, perché l’Italia non fa le i- dentificazioni. Allora abbiamo realizzato gli
hotspot: le identificazioni sono a quota 100%. Era un alibi, ora caduto. Il vero nodo è la tutela delle frontiere esterne, che non può essere un problema solo dell’Italia o della Grecia. È surreale che i migranti salvati nel Mediterraneo da una nave inglese, francese o norvegese debbano poi essere sbarcati nei porti italiani. Frontex è un’agenzia europea, no? E le sue missioni, succedute a Mare Nostrum, sono europee, sì o no? E allora il peso dell’accoglienza non può essere solo italiano. È un’ipocrisia, che scarica sull’Italia la vera dimensione del problema.
Per questo, l’Italia ha proposto i cosiddetti « hotspot galleggianti»? Sì. Servirebbe a rendere tempestivi e conseguenziali i passaggi del soccorso in mare, dell’identificazione e della redistribuzione dei migranti in arrivo nei 28 Stati Ue, secondo ripartizioni rispettose delle situazioni locali.
Nel frattempo, in Italia occorrono più strutture d’accoglienza. Finora, solo 800 comuni su 8mila hanno dato disponibilità al Viminale. Come farete a convincere gli altri? Con gli incentivi?È una possibilità. Ma vorrei dire una cosa: per alcune forme di accoglienza, come quelle legate al sistema Sprar per i richiedenti asilo, c’è un numero di domande di Comuni maggiore rispetto ai posti disponibili, tanto che abbiamo pronto un nuovo bando. Il problema è un altro...
Quale? Col crescere dei proclami populistici di alcuni partiti, l’altruismo sincero delle comunità locali potrebbe essere frenato. Eppure, mi risulta che ci siano comuni retti da sindaci della Lega, come Castefranco Veneto, Santa Lucia di Piave o Quinto nel Trevigiano, dove attualmente sono presenti dei migranti accolti...
Nonostante la linea dura del segretario Salvini? Al di là della propaganda mediatica, non è mai accaduto che un’amministrazione locale, di qualsiasi colore politico, si sia rifiutata di mettere a disposizione mezzi o risorse per aiutare i migranti in arrivo.
Con l’estate alle porte, il flusso di sbarchi rischia di crescere. Le strutture d’accoglienza saranno sufficienti? È una situazione da attenzionare, ma non un’emergenza. Una circolare del ministero dell’Interno segnala ai prefetti la necessità di sensibilizzare le comunità locali a individuare ulteriori posti per ospitare i migranti, almeno 70 per ciascuna realtà provinciale.
Se non dovesse bastare, userete le caserme? Useremo
anche le caserme, se in determinate realtà non si potrà contare su altre strutture ricettive.