venerdì 10 settembre 2010
Il Senatur rinuncia a chiedere il voto anticipato e sostiene Berlusconi nella sua volontà di andare avanti con questo governo, magari allargando la maggioranza. Contrario alle urne anche Tremonti.
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Continuano i segnali contradditori che vengono dalla situazione politica. Silvio Berlusconi conferma la decisione di fare tutto il possibile per evitare le elezioni. Umberto Bossi sembra ridimensionare la voglia di elezioni anticipate della Lega. I finiani danno semaforo verde al governo finanche sul processo breve. Eppure le tensioni sono numerose.Ieri sera Umberto Bossi, da Saluzzo dove partecipava alla Festa dell'orgoglio padano, cambia il tono delle sue dichiarazioni più recenti: «Non voteremo la sfiducia. Se Berlusconi dice che per il bene del Paese bisogna andare avanti così, va bene anche per noi. Lui è il leader».E a chi gli ricorda che secondo Fini la Padania non esiste, replica: «Non ha capito che siamo un popolo dalla montagna al mare. Siamo più forti di lui e di tutte le stupidaggini che dice. Fini dovrebbe solo imparare a rispettare le regole. Noi la parola con Berlusconi la manterremo, certo però che Fini ci ha messo in una bella difficoltà».Bossi si dice soddisfatto sui tempi di attuazione del federalismo: «Sposteremo dei ministeri nelle città del Nord e anche al Sud, perchè no, non va bene che siano tutti a Roma. Faremo come in Inghilterra: i ministeri vanno distribuiti perchè tutti possano avere dei benefici, e ciò è tanto più importante in questo periodo di crisi economica».Da ieri sono intanto iniziati a Gubbio i lavori della scuola di formazione politica del Pdl inaugurata nel 2002 e attualmente diretta da Sandro Bondi, ministro dei Beni culturali e tra i coordinatori del Pdl. Quest'anno lo slogan della scuola è  "Competenza e onestà per una buona politica". I lavori si concluderanno domani con un intervento telefonico di Berlusconi. Proprio da qui arrivanouna serie di bordate verso i finiani. Per Denis Verdini, tra i coordinatori nazionali del Pdl: «Non c'è un diritto di confodatore, c'è rispetto ma non un diritto: un partito non è un atto di proprietà. È una grande bugia dire che Fini è stato espulso dal partito, da lui sono arrivati attacchi continui al Pdl, cominciò a rompere qui a Gubbio l'hanno scorso: c'era un pentimento per aver aderito al Pdl».«Abbiamo avuto alcuni mesi di squadrismo mediatico per cui ci sono state dieci dichiarazioni al giorno devastanti che nessun partito può reggere», dice Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, riferendosi a Gianfranco Fini. Gaetano Quagliariello, vicepresidente dei senatori del Pdl dichiara senza mezzi termini: «Avevamo un cancro all'interno che ci avrebbe prima o poi ammazzato politicamente».Il ministro Renato Brunetta si dice convinto che il governo «aumenterà i propri voti di maggioranza in Parlamento». Il guardasigilli Angelino Alfano attacca l'opposizione: «Non hanno il coraggio di proporre le elezioni, puntano invece al governo tecnico».  Verdini è convinto che i numeri della maggioranza possono fare a meno addirittura dei finiani.Nel vertice del Pdl di ieri a Palazzo Grazioli, Berlusconi ha confermato la sua strategia: appello alla ragionevolezza della Lega, discorso il 28 settembre alla Camera e al Senato per verificare la tenuta della maggioranza, no all'apertura della crisi per evitare che si formino nuove maggioranze intorno ad ipotesi di governi che possano riformare la legge elettorale.Ha spiegato il premier: «Si va in Parlamento e vediamo se c'è qualcuno che gioca a farci saltare i nervi. Io voglio governare, non voglio venir meno ai miei impegni presi con il Paese. Cercherò di convincere Bossi che ora non servono elezioni».Italo Bocchino, capogruppo di Futuro e libertà alla Camera, si dice nel frattempo favorevole ad approvare una legge che sospenda i processi a carico di Berlusconi perchè «è vittima di un'aggressione giudiziaria e siccome deve essere sereno nell'azione di governo credo sia giusto sospendere i processi, farlo governare e alla fine del governo riprendere i processi». Quindi non saranno i finiani a togliere la spina che tiene in vita il governo. Ottimista è anche il ministro Giulio Tremonti: «Sono nel governo Berlusconi convinto di continuare questa attività. E per me è ragione di orgoglio. Abbiamo l'idea di andare avanti. Se poi non si può... ma io sono nel governo».
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