giovedì 29 novembre 2018
Il prorettore Gambino ed il preside Bilotti critici sulla decisione del tribunale di Milano di far trascrivere atti di nascita all’estero con ovodonazione e maternità surrogata
Il professor Alberto Gambino

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«La surrogazione di maternità è un'offesa alla dignità della donna: i giudici devono tenerne conto». I civilisti dell'Università Europea di Roma intervengono sulla decisione del tribunale di Milano circa la trascrizione nell’archivio dello stato civile di atti di nascita formati all’estero, attestanti anche rapporti genitoriali che prescindono dal dato naturalistico della generazione. In particolare, nel caso di specie, si tratta del rapporto intercorrente tra il nato attraverso il ricorso all’ovodonazione e alla prestazione di una madre surrogata e il partner del padre.

Critiche e perplessità alla decisione sono state sollevate stamane dai civilisti Alberto Gambino ed Emanuele Bilotti, rispettivamente il prorettore e il preside di Giurisprudenza dell'Università Europea di Roma, a margine della presentazione del nuovo Corso di laurea, presso la sede dell'Enciclopedia Treccani a Roma. «Il giudice ha ritenuto che un esito di questo tipo si giustifichi in ragione del superiore interesse del minore - spiegano i professori - e che non sia perciò in grado di recare pregiudizio all’armonia del sistema: quell’armonia che il limite dell’ordine pubblico è deputato a presidiare coll’impedire il riconoscimento nel nostro ordinamento degli effetti di atti e provvedimenti formati secondo le norme di un diverso ordinamento - sostengono i due giuristi - e quanto pare, come già hanno fatto altri giudici di merito in questi ultimi mesi, anche il Tribunale di Milano fa propria l’idea secondo cui l’ordine pubblico coinciderebbe unicamente con i principi ispirati da esigenze di tutela dei diritti fondamentali dell’uomo, collocati a un livello sovraordinato rispetto alla legislazione ordinaria».

«Si tratta - aggiungono il prorettore e il preside di Giurisprudenza dell'Università Europea di Roma - di una nozione di ordine pubblico piuttosto problematica, introdotta da una decisione di legittimità risalente al settembre del 2016 e rispetto alla quale proprio in questi giorni siamo in attesa di conoscere l’opinione delle Sezioni Unite, essendosi frattanto registrate anche prese di posizione dissenzienti nella giurisprudenza della Corte di cassazione».

«In ogni caso - affermano Gambino e Bilotti - anche a voler accogliere una simile nozione restrittiva di ordine pubblico, il giudice milanese sembra comunque trascurare sia la recente presa di posizione del giudice delle leggi, secondo cui la pratica della maternità surrogata offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane, sia – soprattutto – il principio fondamentale della responsabilità per il fatto della generazione, che pure si ricava inequivocabilmente dalla lettura dell’art. 30 Cost. e che, allo stato attuale dell’evoluzione dell’ordinamento, conosce eccezioni soltanto laddove si tratti di farsi carico di un minore abbandonato attraverso l’extrema ratio dell’adozione e nei ristretti casi in cui, dopo l’intervento del 2014 della Corte costituzionale, la legge consente il ricorso alle tecniche eterologhe di procreazione medicalmente assistita».

«In particolare - proseguono i civilisti all'Università Europea di Roma - ciò che il giudice milanese sembra trascurare del tutto è l’implicazione necessaria che sussiste tra l’indicato modello costituzionale della genitorialità naturale e la norma personalista posta a fondamento di quel grandioso progetto di emancipazione umana e sociale che è racchiuso nelle norme della nostra Costituzione. Laddove infatti la libertà di dare la vita si traduce nel riconoscimento del diritto di essere genitori, il figlio degrada inevitabilmente a oggetto di un diritto degli adulti e il significato sovrautilitaristico della persona è irrimediabilmente compromesso».

«Certe decisioni - concludono il Prorettore Gambino e il preside Bilotti - non possono pertanto che essere considerate con rammarico e con grave preoccupazione, in quanto indicative di un orientamento culturale che, mettendo ancora una volta in discussione il modello della genitorialità naturale in nome di un preteso interesse superiore del minore, in realtà contraddice la stessa istanza fondamentale di promozione della dignità della persona».

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