Al bilaterale italo-tedesco Angela Merkel smonta il presunto asse del Nord Europa in chiave anti-Italia e "benedice" Monti: «Sono sempre riuscita a trovare un’intesa con Mario». È dandosi del tu e con questa frase a effetto che il cancelliere di Berlino demolisce le velleità di Olanda e Finlandia, che all’indomani del Consiglio Ue hanno provato ad alzare la voce sull’utilizzo dello scudo per tenere sotto controllo gli spread sui tassi d’interesse: «Tutti i 17 Paesi dell’Eurogruppo erano soddisfatti per conclusioni raggiunte all’unanimità», taglia corto Frau Angela, presentatasi a villa Madama, alla testa della delegazione del governo e delle imprese e davanti alla banda dei Granatieri di Sardegna, con un’improbabile giacca color salmone. L’unica specifica è che per Berlino «conta» che gli strumenti decisi «vadano avanti sulle regole già in vigore».Nella cornice di Monte Mario sembra un pallido ricordo lo scontro consumatosi nella notte brussellese di giovedì scorso e chiuso con la decisione di consentire ai fondi salva-Stati di comprare sul mercato secondario i titoli dei Paesi non sotto programma di aiuti. Il messaggio che trasmettono nella conferenza stampa è quello di una comunione d’intenti, mentre da Bruxelles anche José Manuel Barroso, il presidente della Commissione, ripete che è «cruciale» che l’Europa «faccia quadrato» ed «eviti retromarce». Superate le rivalità (anche calcistiche) Italia e Germania «insieme possono rilanciare l’Europa» e puntare alla crescita. E questi due Paesi, annota ancora Monti (libero in quest’occasione dall’"ombra" del più restio Hollande), «sono i più disposti a una condivisione di sovranità» nella Ue.Il clima è talmente disteso, fra sorrisi e complimenti, che il premier bocconiano arriva a scherzare sulle diffidenze tedesche nei nostri confronti: «Scopo essenziale del nostro governo è stato evitare che la situazione italiana impensierisse ancor più la Cancelliera». È grazie alle azioni già intraprese, ribadisce Monti, che l’Italia non chiederà per ora di attivare il "salva-spread", perché «non ha bisogno di sostegno per far fronte» a un disavanzo che è sotto controllo. Il meccanismo però serve, ribadisce ancora, è convinzione di Palazzo Chigi che sia «nell’interesse dell’intera zona euro» dar vita a un qualcosa «per evitare che livelli molto alti del tasso d’interesse scoraggino i singoli Paesi dal perseguire in modo assoluto le politiche di riforma intraprese». Proprio come abbiamo fatto noi con le riforme adottate dal governo Monti, che Angela si premura di definire «ottime».«È sempre un piacere accogliere la Merkel», esordisce Monti, forte del suo passato di economista considerato in Italia come "il più tedesco". È una sintonia i cui motivi il presidente del Consiglio torna poi a spiegare: «Io e lei lavoriamo bene insieme perché crediamo tutti e due in una cosa che si chiama
soziale marktwirtschaft», l’economia sociale di mercato. I due leader hanno trovato un’affinità anche nello spiegare le ragioni che hanno portato, da noi come da loro, a una stretta sulle pensioni e sul mercato del lavoro: «Quando sono diventata cancelliere la Germania aveva 5 milioni di disoccupati, oggi sono la metà. Abbiamo fatto cose per cui alcuni sono ancora tristi, ma noi siamo convinti che sia stata la cosa giusta per i nostri figli». È un assist per il nostro premier, che ne approfitta per un attacco senza precedenti al sistema consociativo alimentato nei decenni scorsi da sindacati e imprese: il Professore spiega che le nuove regole sul lavoro sono state «svilite» dalle parti sociali in quanto animati da una parte dal «desiderio di stravincere» e dall’altra dal «conservatorismo», in contrapposizione a un passato che invece «lasciava tutti soddisfatti anche perché il conto veniva pagato poi dal bilancio pubblico». La Merkel si spinge a ricordare il suo passato di donna nata nell’ex Ddr, un regime che - ricorda - «ha fallito per l’inefficienza economica, solo la capacità di vendere prodotti a qualcuno garantisce posti di lavoro, lo Stato non può assumere tutti». Non è certo quello a cui sta pensando Monti che, alle prese con la spending review, ne nega l’effetto recessivo: «Non credo che riducendo la spesa pubblica improduttiva si riducono le possibilità di lavoro per i giovani».C’è tempo pure per una domanda sul dopo-Monti. La cancelliera non si sbilancia: «Nel 2013 ci sono le elezioni anche in Germania», dice strappando un sorriso a Monti. La prova dell’intesa ritrovata (a quanto pare) sarà nell’Eurogruppo del 9 e 10, che dovrà definire i dettagli tecnici. Per ora il problema è rimandato: vellutata di zucchine al profumo di menta romana, paccheri con pomodoro e ragù di scorfano, filettini mignon alla salsa di mirto, patatine, nido di scarola-uvetta-pinoli e gelato al pistacchio chiudono la serata con un pranzo di lavoro.