martedì 6 dicembre 2022
I rappresentanti delle venti Chiese locali hanno scritto una lettera accorata ai primi cittadini. Il cardinale De Donatis: «È una piaga dai mille risvolti, una droga per tutti»
«Basta con la trappola dell'azzardo». Appello ai sindaci dei vescovi del Lazio
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«Sono ampiamente noti i molteplici danni umani e familiari provocati dall’azzardo, dal sovraindebitamento e dall’usura ad esso spesso collegati. L’azzardo infatti non è un gioco! Esso, inoltre, sottrarre troppe risorse all’economia reale, diffondendo anche una patologia clinica, la ludopatia, di dipendenza al pari della droga e dell’alcool». Sono le forti parole di denuncia di tutti i vescovi del Lazio che proprio per questo lanciano un importante appello ai sindaci della Regione perché, scrivono, «siamo fiduciosi che grazie alle prerogative attribuite alle Amministrazioni locali, si possano porre degli argini alle gravi conseguenze connesse al gioco d’azzardo». Il documento, il primo di questo tipo in Italia, è stato presentato ieri in Vicariato in occasione del convegno « L’azzardo non è un gioco e sollecita le responsabilità », promosso dalle Caritas delle 20 diocesi. Un incontro al quale hanno partecipato i vescovi, i direttori delle Caritas diocesane, esperti sia dell’azzardo che degli affari criminali sul settore. La preoccupazione dei vescovi parte da dati del mercato dell’azzardo.

Nell’appello, illustrato da monsignor Benoni Ambarus, ausiliare di Roma, i vescovi ricordano come «nel 2021 sono stati scommessi, nel solo Lazio, ben 11 miliardi e 568 milioni di euro (in media 2.019 euro a persona), con profitti per l’industria del settore per 839 milioni e 294mila euro». Una Regione con ben 378 sale gioco e 5.700 esercizi commerciali con slot machine. Mentre «non è disponibile una sufficiente rete di centri per la terapia e per l’assistenza alle famiglie con uno o più congiunti in difficoltà per il gioco d’azzardo». Inoltre «è alto il rischio dell’inserimento della criminalità organizzata anche in parte degli stessi canali legalizzati di distribuzione». I vescovi ricordano ancora come le modifiche apportate il 27 luglio 2022 dal Consiglio Regionale alla legge regionale n.5 del 2013, nata per contenere le conseguenze del gioco d’azzardo, «non hanno certo incontrato il nostro favore».

Si tratta in particolare di quelle sul distanziometro, prorogate più volte. «Non ci interessano però le polemiche », aggiungono. Preferendo fare alcune precise richieste ai sindaci. In primo luogo «fasce orarie di apertura ben più ridotte rispetto a quelle previste dalla Regione, in modo da poter assicurare quella discontinuità nell’abuso di gioco che è fondamentale per limitare il fattore principale che induce alla dipendenza patologica». Poi «l’interdizione dal gioco ai soggetti in stato di manifesta ubriachezza ». Infine «la separazione netta tra lo spazio dedicato agli apparecchi da gioco e gli altri ambienti degli esercizi; questo perché associare gioco d’azzardo, inalazione di tabacco e assunzione di alcolici, finisce con il potenziare tutte e tre le dipendenze, inducendo a condotte temerarie o comunque irresponsabili ». Parole forti accompagnate da quelle del cardinale Angelo De Donatis, Vicario del Papa per la Diocesi di Roma.

«L’azzardo getta la maschera e mostra il suo volto. È una piaga dai mille risvolti, una droga per tutti coloro che vi fanno affidamento, ad iniziare dallo Stato, che pensa di finanziarsi con una minima percentuale degli introiti, risorse superate dalle “diseconomie” che il fenomeno crea e a cui occorre far fronte dal punto di vista sanitario e sociale». Ma, denuncia, «di fronte a un’umanità che rischia di perdersi in sogni irraggiungibili, per la maggior parte dei cittadini, delle comunità cristiane e dei politici, questa non è un’emergenza». Non lo è, spiega, «perché pochi percepiscono le storie di dolore e di sofferenza che ne conseguono: famiglie divise, povertà, indebitamenti, criminalità, sfruttamento, malattia». Ma anche «perché le potenti multinazionali concessionarie delle licenze hanno fatto del “gioco” un prodotto “rispettabile”, che finanzia la cultura e lo sport. Soprattutto, ne hanno fatto la maggiore entrata pubblicitaria di televisioni e giornali, influenzando di fatto le scelte editoriali e i grandi eventi sportivi». Ma la realtà descritta dal Cardinale è un’altra. «Nelle parrocchie e nei centri di ascolto, tra gli insegnanti delle scuole e negli sportelli delle Fondazioni antiusura, si ascoltano i patimenti, le richieste di aiuto, la disperazione, la sensazione di impotenza». Si tratta di «persone che frequentano le nostre comunità, che accompagnano i bambini al catechismo, e che trovano le loro vite sconvolte scoprendo la malattia, “ludopatia”, del coniuge o del figlio ». Ma «anche gli inconsapevoli “spacciatori” di questo feticcio di felicità sono componenti delle nostre comunità parrocchiali. I commercianti che gestiscono punti vendita si trovano spesso a dover accettare contratti capestro per salvare le loro imprese».

Per questo, sottolinea, «siamo qui, come Chiese del Lazio, perché dobbiamo lanciare un forte grido di dolore. Siamo qui, insieme ai sindaci, perché chiediamo risposte necessarie e improcrastinabili per regolamentare questa deriva dell’economia e fabbrica di miseria. Siamo qui, perché come comunità cristiane dobbiamo interrogarci sulle nostre proposte educative: chi si rifugia in questa alienazione non cerca la fortuna economica, cerca di riempire la propria vita e arginare la solitudine. Siamo qui, infine, perché seriamente preoccupati da quanto avvenuto nella nostra Regione, dove la pressione delle lobby ha compromesso una legge importante, all’avanguardia, quella varata dalla Giunta nel 2013, mai entrata in vigore e recentemente annacquata, così come accaduto in altre Regioni». Ma, avverte, «non recriminiamo, andiamo avanti: chiedendo la responsabilità di tutte le comunità a cominciare dai Primi Cittadini ».

Che, purtroppo, ieri, tranne il sindaco di Palestrina, erano totalmente assenti. Ma i vescovi insistono. «Abbiamo avviato un tavolo che ha coinvolto associazioni e comuni – ha spiegato l’arcivescovo di Gaeta, Luigi Vari - fatto incontri nelle scuole, elaborato un vademecum, e nelle piazze portiamo “Le tende del buon gioco”. Coinvolgeremo psicologi e psicoterapeuti in percorsi di prevenzione e cura. Realizzeremo un centro d’ascolto per questo tipo di dipendenza. E assegneremo un bollino verde “no slot” per gli esercizi commerciali che diranno no all’azzardo». Ricordando che «sotto la Croce i soldati si giocarono le vesti di Cristo. Lui moriva per darci la vita, chi “gioca” si gioca la vita».

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