Una pubblicità dell'associazione Luca Coscioni - Fotogramma
Si sarebbe sbloccato l’iter per l’accesso al suicidio medicalmente assistito della donna di 54 anni, toscana, completamente paralizzata a causa di una sclerosi multipla progressiva, e che aveva rifiutato la nutrizione artificiale: secondo alcune notizie circolate ieri, la Asl Toscana nordovest ha dato parere favorevole. «È la prima applicazione della nuova sentenza della Consulta che ha esteso il concetto di “trattamento di sostegno vitale”», afferma trionfante l’associazione Luca Coscioni a cui si era rivolta tempo fa la donna e che ne aveva reso noto il caso un mese fa.
L’Azienda sanitaria, ha argomentato l’associazione, «ha comunicato il suo parere favorevole: la donna possiede tutti e 4 i requisiti previsti dalla sentenza 242/2019 (Cappato/Dj Fabo) per poter accedere legalmente al suicidio medicalmente assistito in Italia. Da oggi se confermerà la sua volontà, potrà procedere a porre fine alle sue sofferenze. La Commissione medica dell’Azienda sanitaria ora aspetta di sapere le modalità di esecuzione – il termine non è casuale, ndr – e il medico scelto dalla donna, in modo da assicurare – secondo l’associazione – “il rispetto della dignità della persona”».
La donna aveva inviato la richiesta di verifica delle sue condizioni il 20 marzo scorso e, a causa del diniego opposto, aveva diffidato l’Asl, il successivo 29 giugno, alla revisione della relazione finale con particolare riferimento alla sussistenza del requisito del trattamento di sostegno vitale, essendo totalmente dipendente dall’assistenza di terze persone e avendo rifiutato la nutrizione artificiale con la Peg ritenendola un accanimento terapeutico. Ora la revisione del parere della Asl «è avvenuta – rileva l’associazione – alla luce della recente sentenza della Corte costituzionale 135 del 2024 che ha esteso l’interpretazione del concetto di “trattamento di sostegno vitale”»: fino a quest’ultima sentenza, l’Azienda sanitaria «non riconosceva la presenza di questo requisito, in quanto equiparava il rifiuto della nutrizione artificiale all’assenza del “trattamento di sostegno vitale”». «La signora – dichiara l’avvocato Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’associazione Coscioni, difensore e coordinatrice del collegio legale della 54enne – dopo mesi di attesa e sofferenze, con il rischio di morire in modo atroce, potrà decidere con il medico di fiducia quando procedere, comunicando all'Azienda sanitaria tempi e modalità di autosomministrazione del farmaco al fine di ricevere assistenza e quanto necessario. Le decisioni della Consulta, che hanno valore di legge, colmano il vuoto in materia dettando le procedure da seguire per chi vuole procedere con il suicidio medicalmente assistito».
Si concretizzano in ogni caso le preoccupazioni che le associazioni avevano espresso sulla pronuncia della Consulta. Alla soddisfazione per la chiusura rispetto a tutte le questioni sollevate dai legali dell'associazione Coscioni sul fine vita, in particolare la negazione dell'esistenza di un diritto assoluto a decidere come e quando morire che scongiura il rischio di indurre alla morte persone fragili depresse ed emarginate, era stata infatti considerata «gravissima», come sottolineato da Pro Vita & Famiglia, «l'interpretazione sulla definizione di “trattamenti di sostegno vitale”», perché include «anche pratiche di assistenza sanitaria alla persona non a diretto supporto delle funzioni vitali di base». In sostanza, continuava Pro Vita, «aumenta il numero di casi in cui si potrà aiutare una persona a suicidarsi, velocizzando la tragica deriva eutanasica che la Consulta ha inaugurato con la sentenza 2019 sul caso Dj Fabo». Quello che nel caso toscano è effettivamente avvenuto.