venerdì 26 luglio 2024
Infuria la polemica sulla mancata esecuzione dell’ordinanza del sindaco De Magistris che, nel 2015, avvertiva dei rischi per gli abitanti. Lunedì i funerali delle vittime
Uno scorcio dell'interno delle Vele di Scampia

Uno scorcio dell'interno delle Vele di Scampia - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Si poteva evitare la tragedia avvenuta lunedì scorso a Scampia, con le sue tre morti e una dozzina di feriti, tra cui ci sono sette bambini? È l’interrogativo che tiene banco nelle ultime 48 ore, mentre i medici sono ancora impegnati a salvare la vita di due bambine in gravi condizioni in seguito al crollo di una passerella avvenuto lunedì notte nella Vela celeste del quartiere della periferia nord di Napoli. Nel frattempo, infuria la polemica sugli allarmi inascoltati relativi ai pericoli che correvano gli abitanti del complesso di edilizia popolare teatro della tragedia.

Dopo le carte nelle quali i tecnici attestavano già nel 2016 «uno stato di degrado dovuto a fenomeni di forte corrosione per la scarsa manutenzione» e «distacchi delle stesse passerelle con grave pericolo per i residenti», ieri è spuntata un’ordinanza di sgombero coatto della Vela celeste risalente al 2015, pubblicata nell’albo pretorio del Comune di Napoli. L’ordinanza recava la firma di Luigi de Magistris, sindaco all’epoca. Il 6 novembre 2015, la questione fu anche discussa nel consiglio dell’Ottava municipalità, quella in cui ricadono le Vele di Scampia. Ironia della sorte, la Vela celeste è l’unica delle tre ancora in piedi – altre quattro sono state abbattute – che non sarà abbattuta. Lo prevede il progetto di riqualificazione urbana denominato “ReStart Scampia”: lo stesso nelle cui carte i tecnici parlano dello stato di degrado interno al palazzo e dei rischi che corrono i residenti.

Proprio su quest’ultimo punto ha battuto ieri il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, nel corso della consueta diretta Facebook del venerdì. «Leggiamo sui giornali – ha detto De Luca − che c’era una relazione tecnica di otto anni fa che già segnalava la condizione di pericolo gravissimo proprio su quel ballatoio, perché i giunti erano in pratica saltati. Sapendo che c’era una perizia tecnica di otto anni fa, immaginiamo come erano quei giunti otto anni dopo e con i lavori in corso (al momento del crollo erano in corso dei lavori di ristrutturazione della Vela, rientranti nel progetto “ReStart Scampia”, ndr). Sono notizie che lasciano sconcertati e anche un po’ indignati sinceramente. Sono cose che saranno accertate dalle autorità competenti» ha concluso il governatore campano, facendo riferimento all’indagine in corso della Procura di Napoli. Anche la segretaria del Pd, Elly Schlein, chiede di «fare luce su quello che è accaduto: non è possibile che accada una cosa del genere».

Nei giorni scorsi, il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, che ieri ha visitato i reparti in cui sono ricoverati i bambini feriti in seguito al crollo, ha provato a stoppare le polemiche, ricordando che «l’amministrazione dell’epoca fece svolgere dei lavori ai ballatoi a rischio: risulta tutto agli atti» e affermando che «il drammatico incidente di lunedì sera era imprevedibile». Anche Luigi de Magistris, che era a capo del Comune di Napoli proprio in quegli anni, ha voluto partecipare alle polemiche scoppiate in queste ore. «La nuova amministrazione ha rallentato tutto e anche messo in discussione le cose. Il governo Meloni ha tolto il progetto dal finanziamento del Pnrr», sostiene de Magistris, ricordando il definanziamento di “ReStart Scampia” e altri progetti di riqualificazione urbana annunciato (e poi ritrattato) dal governo. Intanto, il Comitato Vele di Scampia, che l’altra sera ha dato vita a una fiaccolata nel quartiere, chiede a nome degli 800 sfollati della Vela celeste «soluzioni dignitose per tutti» e «l’abbattimento dei mostri di cemento e nuovi alloggi per la nostra comunità».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: