È di Parma, di famiglia straniera, la bimba di tre anni affidata, su segnalazione dei servizi sociali, a una coppia di cinquantenni omosessuali. In questa città emiliana ha vissuto prima con la mamma e la sorella, il papà completamente assente perché sempre in Belgio per lavoro, poi, da luglio scorso, con gli «zii», i due amici della mamma tanto affezionati alla piccola da accettarla in affido.Il provvedimento è stato emesso dal giudice tutelare, poi impugnato dalla Procura minorile di Bologna e, infine, ritenuto corretto e messo in pratica dal Tribunale minorile del capoluogo. Insomma, tutto l’opposto di una procedura filata liscia. Il primo problema dell’atto del giudice risiede nell’articolo 2 della legge sull’affido che, secondo la Procura minorile, non è stato rispettato. «C’è poca trasparenza perché la legge prevede che si dia preferenza a famiglie che abbiano altri figli minori – spiega il procuratore capo Ugo Pastore –. Dovendo fare una scelta, bisogna dare la precedenza a nuclei familiari di questo tipo.Ma, riguardo al caso di cui stiamo discutendo, non si capisce se questa possibilità sia stata valutata o meno. Noi abbiamo impugnato il provvedimento perché, a nostro parere, non vi si danno sufficienti garanzie che l’articolo 2 sia stato rispettato. La faccenda dell’omosessualità, sia chiaro, non ci riguarda». Una scelta che è stata spiegata da fonti interne al Tribunale minorile bolognese nei seguenti termini: i signori a cui è stata affidata la bimba hanno avuto il consenso di entrambi i genitori. E questo, per il Tribunale, è stato sufficiente a stabilire la priorità.E qui sta il secondo inghippo: «Il primo atto – continua Pastore – non riportava la firma del padre, ma solo quella della madre. Difficile pensare, quindi, a un consenso pieno». E poi c’è il fattore «coppia». «Le persone a cui è stata affidata la piccola sono, davanti alla legge, due singoli, e come tali possono essere i destinatari di un affido – ha spiegato la fonte del Tribunale minorile -. Sarebbe valsa la stessa cosa per due fratelli, due amici e via dicendo». La legge sulla materia, infatti, prevede che genitori affidatari possano essere coppie tradizionali sposate (meglio se già con altri figli minorenni in casa), comunità di tipo familiare (formate da due persone che assolvano alla funzione di genitori) o anche single. Purché siano garantiti al bambino “benessere e serenità”. Visto che l’affido può essere fatto anche da un singolo, che problema c’è se i singoli, come in questo caso, sono due? «Peccato che sul provvedimento ci sia scritto nero su bianco “coppia” – continua Pastore -. I due sono stati considerati come coppia, non come singoli individui. Altra incongruenza».I due signori, quindi, sono una coppia oppure no? Anche perché risultano avere due residenze diverse. I fatti, quindi, sono poco chiari. Si sa che c’è una bimba, figlia di stranieri che, ci si augura, abbiano capito bene il nucleo del provvedimento che hanno firmato. Questa bambina per due anni vivrà con due signori «che convivono da tempo – continua la fonte interna al Tribunale – hanno un lavoro stabile e un reddito sostanzioso. In più, visto che la piccola ha vissuto in un ambiente prettamente femminile, si è pensato che il bilanciamento con una forte componente maschile potesse portare giovamento».L’impugnazione da parte della Procura, fatta per criteri squisitamente procedurali, fa riflettere sui criteri dell’affido. Quest’ultimo, infatti, non può e non deve rischiare di mascherare delle adozioni di fatto. «Per ora ci atteniamo alla decisione del Tribunale minorile – conclude Pastore -. I giudici hanno stabilito che il provvedimento è giusto e noi ne prendiamo atto. Questo non vieta, però, ricorsi futuri per verificare lo stato di benessere della bambina che è l’unica cosa rilevante». Se passasse il principio della non considerazione dell’articolo 2 – ovvero che, a parità di condizioni, sia preferita una coppia con figli minori – si può avallare tutto, con rischi non indifferenti. Ragionando per assurdo, si potrebbe arrivare a preferire una famiglia a un’altra secondo criteri astrusi, come la simpatia, tanto per fare un esempio.