Una strategia di contrasto preventivo a tutto campo: dalle elementari all’università. Sarebbe a dire moduli mirati nelle scuole di psichiatria, master di perfezionamento postspecialistico o postuniversitario e corsi di formazione per i docenti nelle scuole dell’obbligo: la strada per affrontare e sconfiggere il gioco d’azzardo deve passare anche da queste novità, secondo il sottosegretario alla Salute, professor Adelfio Elio Cardinale. Non solo, ma mettendole in campo a stretto giro, perché ormai il problema «è molto grave», proprio come «quel che ci si va prospettando» dal punto di vista sociosanitario.
Aspettando che il Parlamento vari una stretta al mercato che sta dilagando, sottosegretario Cardinale, come si battono le dipendenze patologiche dal gioco?Intanto lei dice bene: chiamiamole «dipendenze patologiche da gioco d’azzardo». Sento invece spesso definirle "ludopatie", termine forse troppo... dolce ed effimero per rendere il senso della drammaticità reale del problema, col quale dobbiamo fare i conti e che è sociosanitario.
Come li facciamo questi conti?Ferma restando la necessità della campagna informativa promossa dal ministro Riccardi, di una regolamentazione della pubblicità ai giochi e della definizione dei "Livelli essenziali di assistenza", come annunciato dal ministro Balduzzi, un altro grande problema che dobbiamo affrontare è quello della formazione dei terapeuti.
Perché lo ritiene così grande?Perché ormai questo problema comincia a interessare i giovani e gli adolescenti e allora dobbiamo realizzare corsi di formazione per i terapeuti, visto che per intervenire efficacemente bisogna innanzi tutto conoscere e condividere le sottoculture tipiche dell’adolescenza che portano a certe dipendenze.
A cosa pensa di preciso, sottosegretario?A creare moduli specifici nelle scuole di specializzazione di psichiatria, ma anche a master dedicati al perfezionamento postspecialistico o postuniversitario nel settore delle dipendenze patologiche da gioco e infine a corsi di formazione per i docenti nelle scuole, poiché c’è una profonda separazione fra il mondo dei docenti e quello di adolescenti e bambini.
E a chi andrebbero affidati i corsi per questi ultimi?A psichiatri e psicologi, che periodicamente potrebbero tenere corsi di aggiornamento, appunto ai professori della scuola dell’obbligo.
Certo che però fare prevenzione al gioco d’azzardo è esercizio assai arduo.Purtroppo sì, si gioca magari di nascosto, magari all’inizio sembra nulla, magari si comincia
border line con l’intrattenimento... Per poi via via finire con la dipendenza. Nello sfruttamento della quale, è bene non dimenticarlo mai, è entrata anche la criminalità organizzata.
Questione decisiva, sottosegretario: lei è certo che la sua proposta trovi sponda forte nel ministero dell’Istruzione?Ma io credo proprio di sì. Il ministro Profumo è molto sensibile a queste tematiche.
Però i fondi scarseggiano...I costi non sarebbero spropositati. Se si diffonde, poniamo, un master per ogni facoltà medica, sarebbero quaranta e a ciascuno andrebbe fornito qualche migliaio di euro di sostegno, dunque mi pare una cifra irrisoria, specie davanti a quel che ci si va prospettando, che è molto grave.
Scontato che lei tutto questo lo proporrà molto presto al ministro Profumo...Infatti. Avendo io fra l’altro la delega ai rapporti con le università e le facoltà di medicina e visto che già lavoriamo su questi temi in un tavolo con una rappresentanza dei presidi e tre rettori che hanno facoltà di medicina nel loro ateneo, penso che proprio questo tavolo può trasferire le proposte al ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca.
Torniamo dritti ai fondi da cercare col lanternino...Ripeto, sono proposte soft dal punto di vista economico.
Intende quasi a costo zero?Proprio "costo zero" no, ma insomma non si tratta di stanziare milioni di euro, che sarebbe improponibile. Si tratta di limare meglio un aspetto della formazione nell’ambito psichiatrico e in quello della scuola dell’obbligo.