Un tentativo di mediazione, da parte del governo, c’è. Così come un’apertura ai Comuni circa la possibilità di intervenire su una questione fondamentale per il bene pubblico come la regolamentazione dell’azzardo. Ma è ancora troppo poco, persino per potersi accontentare.
Le tre domande
All’indomani della conferenza unificata sulla nuova proposta di riordino del settore gambling – al cuore del testo tagli a slot e sale, poteri ai sindaci su orari e distanze dai luoghi sensibili, tessere sanitarie per “giocare” e riduzione delle somme scommesse –, che ha soddisfatto l’Anci, ma non le Regioni, arriva il giudizio pesante del cartello di associazioni riunito nella Campagna Mettiamoci in Gioco. Secondo cui le novità messe in campo dall’esecutivo «lasciano l’amaro in bocca». Tre le domande aperte, affidate a un corposo comunicato congiunto: «Perché le tante tipologie di luoghi sensibili generalmente elencate dai sindaci sono state ridotte a tre sole (sert, scuole e chiese, ndr)? Perché le distanze – stabilite oltretutto in 300 o 500 metri in molte leggi regionali – si potranno applicare solo ai nuovi esercizi e nulla è detto per le attività già in essere?» E ancora: «Perché si è passati dalla proposta precedente che prevedeva un’apertura minima di 8 ore (che, quindi, poteva permettere anche un blocco di gioco per 16 ore), alla possibilità dei sindaci di bloccare il gioco al massimo per 6 ore?».
Vlt, gioco online e pubblicità fuori
Secondo Mettiamoci in Gioco – a cui tra gli altri aderiscono Acli, Adusbef, Arci, Auser, Aupi, Azione Cattolica Italiana, Cgil, Cisl, Cnca, Federconsumatori, Gruppo Abele, Libera, Scuola delle Buone Pratiche/Legautonomie-Terre di mezzo, Uil – troppe anche le omissioni che permangono nella proposta del governo: «Si propone finalmente di permettere il gioco solo tramite tessera sanitaria o carta nazionale dei servizi, ma non è ancora specificato chi raccoglierà e conserverà i dati dei giocatori. Forse i concessionari, che potranno quindi avere un ricco database di tutti i giocatori assidui?». Irrisolta anche la questione degli apparecchi vlt, molto più “aggressivi” delle slot, sul cui numero non è prevista alcuna riduzione, per non parlare del gioco online: «Il documento non contiene alcun riferimento a iniziative legislative in materia». E ancora: si introduce l’obbligo di segnalare i soggetti patologici ai servizi sociali del Comune, ma «a prescindere dal fatto che andrebbero piuttosto segnalati ai servizi per le dipendenze, che per legge è competente su costoro, chi avrebbe titolo a fare una tale segnalazione? Il gestore di sala?». Quanto alla pubblicità, «si dichiara di voler impegnare il governo all’apertura di un confronto europeo – spiega la nota –. A noi non basta. Come è accaduto in altre realtà europee, sappiamo che è possibile vietare totalmente la pubblicità del gioco d’azzardo: perché accontentarsi di meno?».
«Subito una nuova bozza»
Di qui la richiesta di Mettiamoci in Gioco di un confronto immediato con gli enti locali per elaborare una nuova bozza di accordo «che risponda in modo più incisivo e puntuale alle criticità qui indicate». L’intenzione espressa dal governo è di una nuova conferenza unificata entro una settimana, per procedere entro il 30 giugno a tradurre la proposta in un decreto legislativo. Se ci sarà intesa.