sabato 7 maggio 2016
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Aggiornamento del 26 maggio 2021: assolto l'ex sindaco di Lodi Simone Uggetti

L'Associazione nazionale magistrati prende le distanze dal consigliere del Csm Morosini, per la presunta intervista (da lui disconosciuta) in cui criticava governo e riforme. Ma la tensione fra toghe e Pd resta forte, acuita dalle vicende giudiziarie. Rimane in carcere il sindaco di Lodi Simone Uggetti ROMA «Inopportune e ingiustificate», al punto da mettere a rischio «un leale rapporto fra poteri dello Stato». È mezzogiorno quando una nota della Giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati prende le distanze dalle affermazioni attribuite l’altro ieri dal Foglio al consigliere del Csm Piergiorgio Morosini, che tuttavia dopo la pubblicazione dell’intervista aveva smentito «con nettezza» di aver rilasciato quelle frasi. Secondo il Foglio (che aveva titolato «Renzi va fermato», attribuendolo a Morosini), il consigliere avrebbe ipotizzato che, «se passa la riforma costituzionale abbinata all’Italicum il partito di maggioranza potrà decidere da solo i membri della Consulta e del Csm di nomina parlamentare... Uno scenario preoccupante». Frasi che Morosini ha disconosciuto, ma la sua smentita almeno per ora non pare esser riuscita nell’intento di placare il clima teso ormai da giorni fra la magistratura e il Pd. Un clima che la stessa Anm, con la presa di distanza, punta a rasserenare, forse anche per non offrire spunti bellicosi alle forze di maggioranza nel momento in cui si discute in Senato la riforma del processo penale, unificata a quella della prescrizione. Così, la nota dei rappresentanti delle toghe ribadisce «il diritto del singolo magistrato di esprimere le proprie opinioni », ma «ritiene che si tratti di dichiarazioni che, se confermate, risultano per alcuni aspetti inopportune e ingiustificate e per altri riguardanti temi e argomenti non di pertinenza di un rappresentante dei magistrati presso l’organo di governo autonomo». Non solo: «Tali dichiarazioni incidono sul prestigio della magistratura e sul leale rapporto tra i poteri e gli organi dello Stato». Frasi che paiono 'scaricare' Morosini, che a quel punto diffonde sulla mailing list delle toghe un’ulteriore precisazione 'radicale', in cui disconosce non solo il titolo e il contenuto dell’intervista, ma anche il senso generale: «Non rappresenta il mio pensiero». Nel Pd la ferita dei rapporti con la magistratura è aperta e la presa di distanza dell’Anm, così come la nuova nota di Morosini, non bastano a suturarla. Lo fanno capire il presidente Matteo Orfini e il responsabile Giustizia David Ermini, che twitta: «La smentita non basta. L’espressione legittima delle opinioni è diversa dalla politica attiva #terzietà ». La prossima settimana, il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini incontrerà il ministro della Giustizia Andrea Orlando: «Avremo modo di colloquiare e di chiarire che la posizione del Csm non è affatto quella che emerge in questi giorni, ma dal lavoro intenso di questo anno e mezzo», argomenta Legnini, precisando che «la titolarità dell’azione disciplinare spetta al Procuratore generale presso la Cassazione e al ministro della Giustizia. A noi spetta giudicare». Ma c’è un tentativo delle procure di colpire il Partito democratico? «A questa domanda non posso rispondere». Sul terreno si muove con cautela e attenzione lo stesso Guardasigilli, impegnato al contempo nel cercare un accordo politico che consenta di far passare in Senato la riforma della giustizia e che non scontenti neppure i magistrati, critici sui contenuti. Oggi, per contribuire al dibattito politico con dati concreti, il ministro presenterà i dati aggiornati sulla prescrizione. Ma bisognerà attendere la prossima settimana per valutare il punto di caduta delle polemiche dei giorni scorsi. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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