mercoledì 6 luglio 2016
Nel mirino i curricula che sarebbero stati mandati alle Poste dal padre del ministro e l'assunzione del fratello. Le opposizioni chiedono le dimissioni. Lui: barbarie coinvolgere un 80enne malato. (Marco Iasevoli)
Tangenti nei ministeri, Alfano nella bufera
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Com’era ampiamente prevedibile, l’inchiesta su appalti e corruzione nei ministeri diventa un caso politico pesante, addirittura pericoloso per la tenuta del governo e della maggioranza parlamentare. Le intercettazioni telefoniche di alcuni indagati (soprattutto di Lino Pizza, fratello di Giuseppe, ex sottosegretario del governo Berlusconi) citano il ministro dell’Interno Angelino Alfano, suppongono l’intervento della presunta “cricca” per favorire l’assunzione alle Poste del fratello del titolare del Viminale, Alessandro, e descrivono un particolare attivismo del papà di Alfano nel sottoporre all’organizzazione decine di curricula, addirittura 80.>> L'INCHIESTAGià ieri Alfano, dopo aver letto quanto si dicevano gli indagati sul fratello Alessandro, aveva derubricato tutto a “scarti d’inchiesta” tirati fuori a “fini politici”. Oggi il ministro è stato ancora più duro: “La barbarie illegale arriva a farmi scoprire, dalle intercettazioni tra due segretarie, che un uomo di ottant'anni, il cui fisico è da tempo fiaccato da una malattia neurodegenerativa che non lo rende pienamente autosufficiente, avrebbe fatto 'pressioni' presso le Poste per non so quale fantastiliardo di segnalazioni". "Le due signore che parlano – prosegue Alfano -, anche insultandomi, non so chi siano, ma quell'uomo lo conosco bene perché è mio padre ed è indegno dare credito e conto a ciò che i magistrati avevano scartato dopo avere studiato. Nel frattempo, il contenuto reale dell'inchiesta giudiziaria passa in secondo ordine in spregio ai tanti uomini dello Stato che a quella inchiesta si sono applicati". Il terremoto politico c’è tutto, però. M5S, Lega, Fratelli d’Italia e Sinistra italiana chiedono le dimissioni “subito” di Alfano. Il quale, incontrando alcuni deputati Ncd alla Camera, ha però assicurato di non avere alcuna intenzione di lasciare il Viminale. La vicenda, spiega il ministro dell’Interno, non darà luogo ad un “Lupi 2”, riferimento esplicito a quanto accadde all’ex ministro delle Infrastrutture, costretto a lasciare il dicastero per una inchiesta che tirò in ballo suo figlio. Le opposizioni però fanno sul serio e sono pronte a presentare una mozione di sfiducia per la quale Alfano ha già pronta la linea difensiva: i pm conoscono da tempo quelle carte e non le hanno mai ritenute sufficienti per imputare a lui e ai suoi congiunti un capo di reato. Anche Forza Italia, almeno a sentire Brunetta, lo difenderà e respingerà la richiesta di dimissioni in nome del garantismo. Il vero nodo è la posizione del Pd rispetto al caso-Alfano e le turbolenze interne a Ncd. Oggi i vertici democratici, in primis il capogruppo dem alla Camera Ettore Rosato, hanno difeso il ministro dell’Interno e respinto la richiesta di dimissioni. In questo momento il Partito democratico ha assoluto bisogno di tenere ben in sella il proprio alleato centrista. Anche perché dentro Ncd regna lo scontento. Diversi senatori del Nuovo centrodestra (tra i 3 e gli 8) vorrebbero aprire una discussione nel partito per tornare subito ad un’alleanza con Berlusconi e sfiduciare il governo. E tra le loro motivazioni c’è anche la “tiepidezza” con cui il Pd e Renzi stanno difendendo il loro leader. Se un pezzo dei centristi venisse meno a Palazzo Madama, potrebbe non esserci più una maggioranza parlamentare o potrebbe crescere il ruolo di Verdini: entrambe prospettive negative per il premier.
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