Con 385.350 preferenze, pari all’85,4% degli aventi diritto di voto, l’assemblea dei delegati delle Acli ha confermato Andrea Olivero alla guida delle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani. L’elezione è avvenuta nel corso del 24° Congresso nazionale in svolgimento a Roma, presso lo Sheraton Golf Parco de’ Medici. Il punto di arrivo di un percorso territoriale caratterizzato da oltre 3mila assemblee di circolo e più di 120 congressi provinciali e regionali.Andrea Olivero, 42 anni, cuneese, alla guida delle Acli dal 2006, è il dodicesimo presidente nazionale nella storia delle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani, che a più di 65 anni dalla fondazione contano oggi un milione di iscritti e 7500 strutture territoriali, di cui oltre 3mila circoli, 106 sedi provinciali e 21 regionali; con una presenza all’estero in 30 diversi Paesi. Laureato in lettere classiche a Torino, insegnante, Olivero ha iniziato la sua storia nelle Acli nel 1992, promuovendo progetti di cooperazione internazionale in Bosnia Erzegovina, Kenya e Brasile. Nel 2000 è divenuto membro del Consiglio nazionale dell’associazione. Eletto presidente nel 2006 dal Consiglio nazionale delle Acli, ha ricevuto il primo mandato dal Congresso nazionale nel 2008. Dallo stesso anno è portavoce unico del Forum del Terzo Settore.Il presidente delle Acli è membro del Forum del Progetto culturale della Cei, dell’Osservatorio nazionale dell’Associazionismo presso il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, dell’Osservatorio nazionale sulla Famiglia presso la Presidenza del Consiglio. Componente del Consiglio di amministrazione della Fondazione con il Sud.
Andrea Olivero, il cui mandato potrà durare per statuto altri due anni, ha chiesto all’associazione di «rilanciare con forza la presenza dei circoli nei territori»; ha proposto di lavorare, entro l’autunno, a un “piano per l’occupazione giovanile” per «dare risposta concreta a una istanza sociale che ha assunto in questi mesi una drammaticità crescente»; ha lanciato l’iniziativa dei “Comitati territoriali per il bene comune”, in grado di mantenere «una mobilitazione permanente propositiva e costruttiva su alcune questioni cruciali di questa fase di transizione: la legge elettorale, il finanziamento pubblico, la riforma dei partiti e della politica».