giovedì 16 maggio 2019
Il movimento "sfiducia" il cardiochirurgo Muresu, che da 24 ore correva per la carica di sindaco. Alcuni suoi vecchi post avevano scatenato una bufera social. Lui: macchina del fango
Il comune di Cagliari

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Prosegue la polemica del M5s contro chi si dice contrario all'aborto. Stavolta a farne le spese è, però, un candidato sindaco del movimento stesso, "reo" di aver espresso in passato sui social opinioni contrarie all'aborto. «Non ci saranno candidati sindaci a Cagliari». È la lapidaria la nota, arrivata da Roma, con cui il M5s conferma la cancellazione della lista collegata ad Alessandro Murenu per le Comunali del 16 giugno nel capoluogo sardo.

La "discesa in campo" del cardiochirurgo cagliaritano, 58 anni, è durata neanche 24 ore, spazzata via dalle polemiche divampate ieri sui social, dopo che sono rimbalzati su Facebook suoi vecchi post contro l'aborto. «Ci sono valori che fanno parte del dna del movimento, come l'idea di una donna che ha diritti e doveri identici a quelli dell'uomo. Nel lavoro, in famiglia, in amore», spiega la nota ufficiale del M5s, dopo che stamane la lista era già stata cancellata dal sito del movimento.

«Ribadiamo che siamo lontani anni luce dalle posizioni espresse al Congresso di Verona e oggi torniamo sull'argomento per prendere le distanze da quanto affermato dal candidato a sindaco di Cagliari», si scrive forzando i toni. A Murenu è stata revocata la certificazione del simbolo. «Ci vuole rispetto per la donna, ma soprattutto coerenza», prosegue la nota diffusa nel pomeriggio. «Chi vuole associare rivendicazioni come quelle espresse a Verona contro la donna al simbolo del movimento, si sbaglia di grosso ed è fuori dal nostro progetto. La lista non era stata ancora depositata. E ormai non c'è più tempo per rimediare e trovare un sostituto: il termine per la presentazione scade sabato alle 12.

Gli organizzatori di Verona: basta insulti. Obiezione è diritto

«Ora basta. Al M5s che ha revocato il simbolo al candidato sindaco di Cagliari per le "idee medievali" legate al Congresso di Verona rispondiamo così: ci porti un solo intervento fatto dai relatori in cui si sottolinea o teorizza l’idea di una donna ridotta a schiava o obbligata a stare a casa e a non lavorare», lo sfogo di Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vicepresidente di "Provita e Famiglia" e organizzatori del Congresso. «L'obiezione di coscienza - ricordano - non è un'opinione, ma un diritto, quindi sull'aborto si può benissimo dissentire in democrazia. Adiremo le vie legali contro gli insulti ricevuti anche stavolta».


La difesa dell'escluso: io da sempre per tolleranza

Da ieri sera la pagina Fb di Murenu non è più raggiungibile. Ma su altri profili si leggono ancora gli "screenshot" di una frase che postata dall'ormai ex candidato sindaco M5s, condividendo la posizione di un suo contatto: «Chiamare l'aborto un diritto della donna è come chiamare la lapidazione femminile un diritto dell'uomo». A giudicare dalla decisione dei vertici M5s, non è servito il chiarimento affidato da Murenu a una nota ieri pomeriggio: «La legge 194 non si tocca, così come non si torna indietro sui diritti delle persone omosessuali», precisava il medico. «La mia vita professionale e familiare testimonia questi valori, anche a difesa dei diritti dei migranti, ma prendo atto che con l'apertura della campagna elettorale si è messa in moto anche la macchina del fango», conclude Murenu. Che parla di frasi «prese a caso», mentre «la mia vita, la mia professione, i miei rapporti lavorativi e personali parlano chiaramente a favore della massima tolleranza e rispetto delle persone, senza alcun pregiudizio». Interviene anche Mario Adinolfi, presidente del Popolo della Famiglia, che trova la vicenda «incredibile». Il «povero» ex candidato sindaco, prosegue, «viene cacciato semplicemente perché antiabortista, condannando dunque un'opinione che è ovvia per un cattolico».


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