«Mi sono ispirato al Meeting di Rimini e da tre anni organizzo in Polonia una manifestazione simile, con dibattiti fra i massimi esponenti della cultura, credenti e laici. Ed ha un successo enorme anche da noi». Il regista Krzysztof Zanussi è il presidente della giuria del 4° Meeting Film Festival, che ieri sera ha premiato i cortometraggi più significativi fra i cento selezionati da tutto il mondo, grazie anche alla collaborazione con le scuole di cinema di New York e di Madrid.
Maestro, come mai ha esportato questo modello italiano?A Rimini sono venuto la prima volta nell’81 e poi sono tornato molte volte. Quello che mi ha colpito subito è stata l’intuizione degli ideatori di non proporre una manifestazione specializzata in un solo campo, ma di fondere tutto insieme, musica, teatro, dibattiti, politica. Questa fusione è poi diventata la tendenza dell’epoca attuale.
E cos’ha trovato nel cinema in gara a Rimini?Sicuramente una competizione utile perché va nella direzione opposta alla moda che viene di solito premiata nei festival. Oggi basta fare un film pieno di disperazione e pessimismo e si guadagna subito un premio importante. Se il film è distruttivo, anche i grandi kolossal, allora piace. Una tendenza che in qualche modo è giustificata: il mondo di oggi non è tanto bello, e molti di noi hanno perso la visione del futuro che si vorrebbe. Forse, come ha detto Rocco Buttiglione al nostro 'meeting' polacco, la gente pensa che non rimane che distruggere questo mondo per vedere cosa resta.
Ma allora il cinema può dare ancora speranza?Per fortuna ci sono dei segnali positivi. Presto andrò a presiedere un importantissimo festival coreano a Pusan, che è molto più grande di quello di Cannes. I giovani asiatici mostrano una tendenza che coincide con Rimini. Tutti i progetti hanno qualcosa di costruttivo, il desiderio di trovare un senso di speranza e delle certezze.
Insomma, l’Occidente cede il passo come guida anche nella settima arte?I fatti di Londra sono stati una grande indicazione: hanno mostrato una tendenza alla distruzione dei valori, una tensione suicida. L’Europa, sul fronte del consumismo, è peggiore dell’America, e questi sono i risultati. In più il cinema ha perso la sua missione e anche i film per le masse incrementano questa tendenza distruttiva.
Nessuna speranza di risollevarsi?Per fortuna c’è ancora spazio per il film dedicati alla trascendenza e ai valori. Film come Uomini di Dio e Il grande silenzio hanno avuto grande successo. Questo significa che nel cinema c’è un vuoto e che c’è un pubblico che ha bisogno di opere così profonde.
Cosa dice ai giovani che vogliono fare cinema?I giovani innanzitutto si esprimono in modo diverso, con linguaggi più legati all’informatica. Ma devono imparare dalla generazione precedente la forza dell’impegno. E parlo di Fellini, Pasolini, Visconti, Olmi, un genio sottovalutato. Fra gli stranieri si ispirino a Bergman e Bunuel. Mi piace anche Clint Eastwood, un regista che è maturato tardi. I ragazzi, soprattutto, devono cercare la sincerità, trovare la verità in sé stessi, se no non la possono esprimere nell’arte.
A proposito di ragazzi, ha visto quelli della Gmg di Madrid?Sì, un vero spettacolo. Ratzinger è riuscito a confermare la grande intuizione di Wojtyla, un Papa che ha lasciato un tocco di ottimismo nei giovani e nel futuro del mondo. La fede dall’esterno, prima di Giovanni Paolo II, era considerata a torto qualcosa di legato al tradizionalismo. Oggi è molto più capita l’apertura verso il futuro e la forza ispiratrice che il cristianesimo non ha perso.
Anche se essere cristiani, forse, non sempre paga nel mondo dello spettacolo.È purtroppo vero che i registi cattolici trovano tante porte chiuse in mezzo al fracasso commerciale. Io sopravvivo da tanti anni con i miei film d’autore, ma i miei progetti migliori non li ho mai realizzati. Ho scritto parecchi film storici, ma in Europa è quasi impossibile realizzarli, per questioni di costi. Il mio modello è Il Gattopardo . Noi abbiamo la vera storia, invece dobbiamo sorbirci questi kolossal puerili, la falsa storia del fantasy importato dall’America.
Ma ora ha in cantiere qualcosa?Girerò verso fine anno
Corpo estraneo, coprodotto da Italia, Russia e Polonia. È un film a difesa delle donne dal femminismo. Il femminismo è come il colesterolo: c’è quello buono e quello cattivo. Io sono contro quello cattivo. È la storia di un giovane italiano credente che si trova per lavoro in Polonia e viene assalito da donne sfrenate che non capiscono perché lui rispetti certi valori. Sarà una provocazione. Infine per il teatro porterò a ottobre in Russia
L’odore del mio amico Rocco Familiari, prodotto dal Teatro Valle. Il regista polacco Krzysztof Zanussi, ospite al Meeting di Rimini