La “terra dei fuochi” fa anche chiudere una piscina comunale, ma la buona amministrazione riesce a riaprirla.
Accade a Casal di Principe, terra del clan camorrista dei “casalesi” ma oggi sempre più dei veri casalesi che la stanno riscattando nel nome di don Peppe Diana, il parroco ucciso dalla camorra il 19 marzo 1994. Anche con la buona politica. La piscina, un moderno impianto da 25 metri, era stato costruito nel 2000, coi fondi del ministero dell’Interno, da Agrorinasce, il consorzio tra comuni che, tra l’altro, si occupa della valorizzazione dei beni confiscati alla camorra.
La struttura è stata chiusa nel 2013 dalla commissione straordinaria che gestiva il comune dopo lo scioglimento per infiltrazione mafiosa. Una decisione presa dopo la relazione dell’Arpac sull’inquinamento della falda acquifera provocato dall’interramento illegale di rifiuti industriali. La drammatica eredità degli affari delle ecomafie e di imprenditori senza scrupoli ha così obbligato la commissione a emettere un’ordinanza per vietare l’uso dell’acqua dei pozzi. Malgrado le analisi avessero accertato che quello della piscina non era inquinato, per ragioni di opportunità e di prudenza ne fu decisa la chiusura, anche perchè il divieto di utilizzo dell’acqua della falda era per qualsiasi uso e non solo per quello potabile. Un altro bel “regalo” della camorra, l’ennesima conferma che con le mafie si vive male e nel degrado. Ma la storia cambia. Nel 2014 vince le elezioni e diventa sindaco Renato Natale, medico dei migranti, amico di don Diana, già primo cittadino nel 1994, simbolo in questi anni della resistenza civile ai clan. Tanti i cambiamenti positivi della nuova amministrazione, anche in campo ambientale a partire dai rifiuti e dall’acqua. E la piscina riapre grazie all’istallazione di una nuova rete idrica comunale alla quale l’impiato ora è allacciato evitando l’uso dei pozzi. «A marzo – spiega il sindaco – il comune ha ultimato l’allacciamento alla rete idrica, realizzando una condotta di due chilometri per dare acqua all’intera zona. L’intervento è costato 180mila euro, soldi che l’ente ha saputo recuperare da economie proprie e dagli oneri di urbanizzazione». Bravi. E ancor di più per aver deciso di intitolare la piscina a
Giustina Copertina, giovane mamma di Casal di Principe uccisa dal marito nel Salernitano proprio mentre accompagnava i figli a una gara di nuoto. «La sua riapertura rappresenta lo sforzo delle amministrazioni pubbliche, delle associazioni, dei cittadini di conquistare quote crescenti di normalità», sottolinea l’amministratore delegato di Agrorinasce, Gianni Allucci, che il nuoto lo conosce bene. Lui, un passato da pallanuotista in “serie A” col Volturno e la sorella Carmela “Lilli”, addirittura capitano del famoso “Setterosa”, la Nazionale che nel 2004 ha vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Atene del 2004 oltre a due mondiali e quattro europei. E non è dunque un caso che a gestire l’impianto sia la società Sporting Olimpia guidata da Sante Marsili, altra “leggenda” della pallanuoto azzurra, argento alle Olimpiadi del 1976 a Montreal e oro ai mondiali del 1978. «Pure per noi è una scommessa vinta – spiega –. Il nuoto, oltre che essere una disciplina meravigliosa, svolge un prezioso ruolo educativo e formativo, prevenendo il disagio sociale, soprattutto nei più giovani». Un vero segnale di rinascita come la riapertura un anno e mezzo fa, grazie all’impegno del giovane assessore allo sport Ludovico Coronella, dello stadio, simbolo del potere camorrista (la squadra di calcio era “loro”) e ora dei veri casalesi. Una riapertura tanto attesa.. «Abbiamo più di 1.500 tesserati per l’atletica leggera che vengono anche dai comuni vicini, un vero successo», sottolinea soddisfatto Coronella. Davvero anche dallo sport rinasce la Casal di Principe che resiste alla camorra. E vince.