lunedì 4 novembre 2013
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All’undicesima, il campionato emette due sentenze importanti: la prima che a Torino la striscia vittoriosa della Roma si interrompe a 10 successi di fila; la seconda è che questa sarà una stagione profondamente oligarchica al vertice. Eccetto la sorpresa Hellas Verona, è aumentato notevolmente il divario tra le “sette grandi sorelle” (il Milan ne fa parte, ma per ora non competitivo) e la maggioranza delle concorrenti. La dimostrazione? Basta partire dal fanalino di coda, il Chievo che, anche se con una gara in meno (gioca l’undicesima questa sera con il Bologna), ha avuto la peggiore falsa partenza della sua storia ultradecennale in Serie A e la distanza dalla vetta è già un abisso. Certo fa più notizia il ritardo di 18 lunghezze del Milan di Max Allegri che si gioca le ultime possibilità di “mangiare il panettone” nella sfida quasi impossibile del Camp Nou, contro i marziani del Barcellona. A San Siro una settimana fa tra la banda Messi e i rossoneri è finita con un confortante pareggio (1-1), ma per i ragazzi di Allegri sarà molto difficile ripetersi. E in caso di sconfitta sonante, allora potrebbe scattare il licenziamento anticipato del tecnico milanista, peraltro mai troppo gradito al patron Berlusconi che, complice la figlia Barbara, potrebbe dare il ben servito anche al suo vecchio mentore Adriano Galliani. Vedremo. Alla Lazio rischia sempre di più anche il compassato e signorile Petkovic che dopo la sconfitta casalinga con il Genoa ha esposto il presidente Lotito alla contestazione velenosa della tifoseria. Tifosi entusiasti invece sono quelli di Juve e del Napoli che, come due gemelle diverse, continuano la scalata al primato, forti rispettivamente delle 9 vittorie e un pareggio e una sola sconfitta nelle prime undici uscite. La Juve di Conte domani sera è chiamata alla prova-verità in Champions contro il temibilissimo Real Madrid di Carlo Ancelotti. Vietato sbagliare per i bianconeri che in caso di sconfitta potrebbero uscire di scena dal salotto delle nobili d’Europa e anche economicamente parlando la cosa non sarebbe affatto gradita alla famiglia Agnelli. Il Napoli invece battendo il Marsiglia staccherebbe il pass-qualificazione, mandando in delirio un San Paolo che concorda con il presidente De Laurentiis: «Il migliore acquisto in estate è stato il tecnico Rafa Benitez». Potrebbe dire lo stesso il patron dimissionario dell’Inter Massimo Moratti che lascia in dote a Thohir un’Inter rigenerata dalla cura Mazzarri, capace di andare al Friuli e calare un tris completo (11 giocatori nerazzurri finora sono andati in gol) a un’Udinese che è la brutta copia di quella delle ultime stagioni. La “nuova Udinese” infatti sta diventando il Verona di Mandorlini che ha vinto tutte e 6 le partite interne. La dura legge del Bentegodi castiga e apre anche la crisi del Cagliari di Lopez che ha come presidente il secondo mangiallenatori italiano (dopo Zamparini certo), Massimo Cellino. Occhio. «Fulmini e Toni», recitava lo striscione degli anni viola di Luca Toni che a 36 anni è il bomber ritrovato di un Verona che grazie anche le sue 5 marcature di ritorno dalla B può sognare addirittura l’Europa. Un sogno concreto per la Fiorentina che da noi recita la parte del “piccolo Barcellona”. A San Siro la squadra di Montella ha dato lezione di calcio a quel piccolo diavolo del Milan, permettendosi il lusso di rinunciare a Cuadrado (ingiustamente squalificato) e togliendo sull’1-0 un Pepito Rossi un po’ appannato. L’Aeroplanino della panchina viola si conferma il miglior stratega in ascesa della Serie A e per i Della Valle non sarà facile al prossimo mercato trattenerlo in riva all’Arno. Così come è destinato a volare alla Juventus, il genietto del Sassuolo Berardi, che eliminati gli acciacchi del debuttante, alla povera Samp ha presentato il suo biglietto da visita: tripletta d’autore del talento puro. Lo spettacolare 4-3 del Sassuolo a Marassi consente agli emiliani di agguantare la Samp di Delio Rossi sul quale il presidente Garrone sta amleticamente meditando: lo esonero o non lo esonero? Questo è il problema… Chiudiamo con il sorriso bello delle nostre ragazze del tennis, che in una solare Cagliari formato Miami, disintegrano una Russia non all’altezza dell’Italia campione del mondo. Quarto titolo iridato per Roberta Vinci, Sara Errani e compagne, quinta finale negli ultimi otto anni a firma di un ct, Corrado Barazzutti, che rappresenta anche l’ultima pagina leggendaria e purtroppo datata (anni ’80) del nostro tennis maschile, dal quale attendiamo speranzosi segnali di rinascita.
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