Arrivavano dal mare con le loro navi. E nei saccheggi in Inghilterra prendevano spesso e volentieri di mira le abbazie. Eppure anche tra i vichinghi arrivò un tempo in cui accanto al culto di Thor e Odino – le principali divinità del pantheon nordico – cominciò ad affacciarsi il cristianesimo. E quell’incontro, non necessariamente conflittuale, divenne l’inizio di qualcosa di nuovo. È una pagina di storia quanto mai interessante quella che dall’8 aprile comincerà a raccontare Jorvick, il museo di York che in Inghilterra è il più importante centro di divulgazione dell’epopea dei vichinghi. Chiuso da un paio d’anni per una radicale ristrutturazione resa necessaria da una disastrosa alluvione, il sito – che spinge il visitatore a immergersi nella vita di un villaggio vichingo, riportando tutti indietro nel tempo nella York dell’anno 960 d.C. – sta per riaprire i battenti con una serie di novità.
E una delle più significative è, appunto, una sezione dedicata alle prime tracce del cristianesimo tra le comunità nordiche sbarcate nell’Inghilterra del X secolo. L’idea di fondo è il racconto di come a Jorvick – la York dei vichinghi, strappata ai re inglesi in lotta fra loro – il cristianesimo non arrivò per conquista, ma più probabilmente attraverso un processo di osmosi con le popolazioni anglosassoni, già evangelizzate secoli prima. Al punto che – almeno per un certo periodo – i culti nordici e la fede in Gesù sarebbero coesistiti pacificamente. Emblematiche in proposito sono le riproduzioni di alcuni oggetti che i visitatori del museo di Jorvick troveranno nel loro viaggio a ritroso nel tempo. La più importante è la copia fedele della Middleton Cross, una delle croci vichinghe tuttora custodite dall’antichissima chiesa di Saint Andrew a Middleton, nel nord dello Yorkshire. «Questa croce – spiega Sarah Maltby, coordinatrice del nuovo allestimento – mostra un guerriero vichingo nella sua armatura accanto a un animale mostruoso. La forma della croce riflette l’iconografia cristiana e fu probabilmente commissionata da una famiglia benestante del posto per commemorare un proprio defunto. Si tratta di un oggetto unico che rappresenta bene la coesistenza tra il cristianesimo e le religioni nordiche».
La copia in mostra nel sito di Jorvick è stata realizzata dagli scalpellini della Cattedrale di York in una pietra del tutto simile all’originale. Ma i curatori hanno provato a immaginare anche come dovesse essere più di mille anni fa, appena scolpita, ornandola con i frammenti di quarzo che probabilmente un tempo erano presenti sulla sua superficie. Sempre gli artigiani dell’attuale chiesa anglicana hanno poi realizzato per Jorvick una vetrata nello stile e nei colori di quelle della cattedrale: riproduce un’illustrazione con le navi vichinghe cariche di guerrieri con i loro elmi, le loro lance e i loro scudi. Altro reperto molto importante ritrovato proprio negli scavi archeologici sull’area dove sorge l’attuale ricostruzione del villaggio sono alcune monete, esposte anch’esse nel museo: al posto del nome del re vichingo, portano infatti impresso quello di san Pietro. Ma con un dettaglio importante: la lettera “i'” assume la forma del martello di Thor, uno dei simboli più importanti delle religioni nordiche.
In qualche caso – addirittura – lo stesso martello appare sull’altra faccia della moneta, a conferma di come il cristianesimo già in quell’epoca fosse tollerato accanto ai culti pagani. Va aggiunto che – proprio mentre a York succedeva tutto questo – in Danimarca il re vichingo Harald I nell’anno 965 d.C. annunciava la sua conversione al cristianesimo, aprendo una nuova pagina nella storia religiosa dei popoli nordici. Il sito di Jorvick è stato visitato in anteprima qualche giorno fa dall’attuale arcivescovo anglicano di York, John Sentamu, che ha elogiato la scelta di dedicare una sezione del museo agli inizi del cristianesimo tra i vichinghi. «Da noi sono conosciuti soprattutto per i loro attacchi a chiese e abbazie – ha commentato –. Per questo è meraviglioso vedere queste prime testimonianze di cristianesimo in una città dell’era dei vichinghi. È anche questa una parte del ricco tessuto storico che ha dato forma alla città di York che oggi conosciamo». Al di là delle gallerie museali, però, la forza di Jorvick sta soprattutto nell’esperienza del villaggio reso vivo da figuranti che parlano nell’antica lingua norrena e propongono al visitatore alcune semplici esperienze per calarsi nel ruolo degli antichi abitanti.
Un metodo che ha fatto storcere il naso a qualche accademico, ma molto apprezzato dal pubblico inglese: dalla sua inaugurazione nel 1984 fino alla forzata chiusura per l’alluvione del 2015 dal sito erano passati già quasi 20 milioni di visitatori. Ora la riapertura è stata lanciata con una campagna pubblicitaria dallo slogan ammiccante: “Il ritorno dei vichinghi”. E tra le novità nel villaggio ricostruito è annunciata anche la presenza di un prete. Diventerà un invito a ritrovare i segni della presenza cristiana anche nella York di oggi?