Giambattista Tiepolo, "Venezia riceve da Nettuno le ricchezze del mare” - .
Un immenso Cinquecento, d’accordo. Poi orizzonti provinciali in un Seicento peraltro più ricco di quanto non si dica. E crisi politica. Crisi economica. Crisi delle grandi famiglie che, già regine dei mari, si ritirano nelle enclave pedemontane. Presagio della fine. L’arte ha sempre amato i grandi padroni e i grandi fallimenti. Seguiti da profonde trasformazioni e nuove concezioni legate al progresso tecnico e scientifico. Venezia 1600. Nascite e rinascite, fino al 25 marzo, racconta attraverso l’arte, con un inedito punto di vista rivolto proprio ai numerosi momenti di crisi e rotture e delle altrettante rigenerazioni e rinnovamenti, la vitalità che ha contraddistinto l’esistenza della Serenissima.
Con questa rigorosa esposizione la città lagunare celebra i 1600 anni dalla sua fondazione che coincide, secondo la leggenda, con il 25 marzo del 421, giorno della posa della prima pietra della chiesa di San Giacometo a Rivoalto il giorno dell’Annunciazione alla Madonna. A curare la mostra, ricca di oltre 250 pezzi, allestiti in 12 sezioni tematiche nel sontuoso appartamento del Doge a Palazzo Ducale da parte di Pier Luigi Pizzi, sono stati chiamati Robert Echols, Frederick Ilchman, Gabriele Matino e Andrea Bellieni con la direzione scientifica di Gabriella Belli.
A Vittore Carpaccio, con il suo monumentale Leone di San Marco andante «da tera e da mar», restaurato per l’occasione, immagine simbolo della città, viene affidata l’introduzione del percorso espositivo che si sofferma sulle origini divine della città attraverso il dipinto di Palma il Giovane Vergine Assunta che assiste all’Incoronazione di Venezia fatta dal Vescovo San Magnoe a opere di maestri quali Antonello de Saliba, Veronese, Bellini. Il suggestivo racconto dei sedici secoli di Venezia si sviluppa quindi con le tappe salienti della storia e dell’identità della città più e più volte chiamata a ridisegnare e a ripensare il suo destino tra trionfi e domini, ma anche tra incendi, sconfitte militari e pestilenze, fino ai disastri dell’“Acqua Granda” del 1966 e del 2019 rappresentati simbolicamente dalla video-installazione The Raft di Bill Viola.
Particolarmente interessante è la sezione che mette in luce la supremazia di Venezia sui mari nel Cinquecento: antichi portolani, carte nautiche, atlanti e astrolabi, modellini da galere da guerra, ma anche dipinti quali il grande San Marco che assiste i Magistrati della Camera all’armamento nell’arruolamento delle milizie marittime di Battista d’Agnolo. Altrettanta dovizia di opere documenta la forza commerciale a quel tempo della città, in particolare di tutta l’area di Rialto che, rasa al suolo in seguito a una serie di drammatici incendi e al crollo del ponte sul Canal Grande, fu oggetto di significative ricostruzioni che favorirono un rinnovamento radicale dell’organizzazione urbanistica della città per opera di Jacopo Sansovino, qui rappresentata dai dipinti di Canaletto, Gian Antonio Guardi, Tiziano.
La peste fu un evento drammatico contro cui Venezia combattè in più occasioni nel corso del tempo, in particolare nel 1576 e nel 1630, e la mostra ripercorre quei momenti con rari documenti che mettono in luce la figura del medico e le contromisure “scientifiche” adottate per combattere la pandemia, mentre all’edificazione dei templi votivi del Redentore e di Santa Maria della Salute rimandano le tele del Tintoretto e del Padovanino. Il Settecento, secolo del declino della Serenissima, si caratterizzò per i fasti della nobiltà veneziana, la gloria internazionale, la magniloquenza delle sue feste e il tripudio delle arti, in particolare nel campo del teatro e della musica, che la mostra ricorda con le tele di Alessandro Longhi e di Rosalba Carriera. La sezione dedicata all’Ottocento, che vede Venezia vivere il suo Risorgimento anomalo, si sofferma sul primo incendio (il secondo risale al 1996) del teatro La Fenice e si chiude con il crollo nel 1902 del campanile di San Marco.
Il Novecento coglie Venezia impegnata ad affrontare le nuove sfide, soprattutto in ambito culturale e artistico. Ecco allora il ruolo della Biennale d’arte che la mostra riprende con la storica XXIV edizione, quella che vide la presenza Jackson Pollock, con Vedova, Santomaso, Tancredi portati dalla collezionista americana Peggy Guggenheim. Poi, ed è storia di oggi, la riflessione, affidata a una video-installazione di Studio Azzurro, sul futuro, sulla salvaguardia del patrimonio della città e sulla ricerca della sostenibilità.