Un milione di persone ha scaricato un'applicazione che
permette di mandare agli altri utenti un'unica parola: "Yo". Due caratteri. Così pochi da far apparire i 140 a disposizione degli utenti di Twitter dei lunghi poemi.
L'espressione Yo deriva dallo slang americano. Per alcuni è stata introdotta dagli italioamericani, per altri dagli afroamericani. Ha molteplici significati. Il principale è come il nostro "ehi". Ma, a seconda del tono della voce, può anche voler dire sono d'accordo e mi piace.
È la risposta ad un appello, sostengono i rapper che la usano.
Ai ragazzini americani sembra piaccia tanto usarla. Così tanto che non si ricordano nemmeno che l'espressione YO (secondo Wikipedia) appare già nel romanzo Sulla Strada di Kerouac del 1957.
Quando l'applicazione YO è apparsa il Primo aprile, molti pensavano si trattasse di uno scherzo. Oppure di una di quelle campagne definite virali dove viene
inventato ad arte un gioco, un tormentone o un video folle per poi scoprire solo in un secondo tempo l'obiettivo vero dei suoi creatori.
C'è di più. Fino all'altra settimana Yo aveva 50mila utenti. Poi il
Financial Times ha pubblicato un articolo, rivelando che l'apllicazione era riuscita ad attirare 1 milione di dollari di finanziamenti. Apriti cielo: blog, giornali e social sono stati invasi da articoli. E in quattro giorni gli utenti sono passati da 50mila a più di 1 milione.
Peccato che è stato scoperto un bug che permette di ottenere informazioni non autorizzate dagli smartphone che l'hanno installata, in pratica di spiare chi la usa.
Uno dei co-fondatori della app ha rivelato che gli investitori erano disposti a puntare più di 2,5 milioni dollari su Yo. «Chi pensa che la nostra sia solo un'appplicazione che dice solo 'yo', sbaglia di grosso. La nostra è un'applicazione di messaggistica basata sul contesto, destinata cambiare il modo di comunicare». Sarà davvero così?