Quelli che... sono stati ragazzi negli anni ’80 e ogni martedì si presentavano puntuali in edicola per accaparrarsi l’agognata copia del
Guerin Sportivo, oggi proveranno un brivido e un sano attimo di nostalgia nel rendere omaggio a un secolo di vita della rivista più antica al mondo (l’inglese “Punch” ha chiuso nel 2002) . Il Guerino compie 100 anni. A fondarlo il 4 gennaio del 1912 furono sei ragazzi torinesi capeggiati da Giulio Corradino Corradini, ex redattore sportivo de La Stampa. La sede del settimanale dalle pagine verdoline, la cui testata si ispirava all’eroe carolingio del Guerin Meschino, da Torino traslocò a Milano e infine, dal ’74, a Bologna, dove viene tuttora pubblicato sotto la direzione di Matteo Marani.Uno storico del pallone, classe 1970, Marani per affinità elettive è il degno discendente di Carlin Bergoglio, anima della prima delle «tre ere d’oro» del Guerino. «Le altre due sono state quella degli anni ’60-’70, sotto la direzione di Gianni Brera e l’animazione dell’istrionico Conte Rognoni (primo 007 dell’ufficio inchieste del calcio) e poi la reggenza di Italo Cucci, culminata nella vittoria del Mundial dell’82, in cui il giornale toccò il record di vendite: 302mila copie», spiega Marani. Cifre assai distanti da quelle del mensile odierno che comunque resiste con il suo zoccolo duro di lettori e appassionati, come testimoniano le lettere pubblicate nel numero speciale, oggi in edicola. «Mi ha fatto un certo effetto leggere la lettera del Presidente della Repubblica Napolitano e messaggi di lettori che ci scrivono: “Il Guerino lo comprava mio padre, ora lui non c’è più, ma continuo a prenderlo e a leggerlo con i miei figli” - dice Marani - . Questa dopo cento anni è la nostra forza, essere rimasti il giornale di tutti». Un giornale di tutti, ma un tempo scritto da uomini rari del nostro panorama culturale. Sulle colonne del Guerino infatti, oltre alla produzione inesauribile dell’Arcimatto di Gianni Brera hanno dato saggi della loro grande classe gli “irregolari” delle patrie lettere, Giancarlo Fusco e l’anarchico Luciano Bianciardi. «Sulle nostre pagine, si passava dall’analisi della vera cultura sportiva al dibattito politico-sociale. Bianciardi nella sua rubrica “Così è se vi pare” (l’ultimo articolo è uscito il lunedì successivo alla sua morte - 15 novembre 1971 - ), tra una disquisizione su Gigi Riva o sull’abatino Rivera, provocatoriamente invitava i giovani a occupare le banche, piuttosto che le piazze». Nel riordino dell’archivio per il centenario, oltre alla prima copia storica - «riaffiorata nella Biblioteca di Cuorgnè, alla quale era stata donata da Bergoglio» - sono riaffiorati gustosi editoriali di politici («Cossiga e Andreotti»), nobili intellettuali come Camilla Cederna, Enzo Tortora, Dario Fo e un criptico Indro Montanelli (si firmava Idro Montatelli). «A questi si aggiunga addirittura un pezzo dell’ideologo delle Br, Renato Curcio che dissertava della violenza negli stadi. E poi la foto di Papa Wojtyla che era un nostro attento lettore, così come in precedenza lo era stato Papa Paolo VI che coniò il celebre motto: “Il Guerin Sportivo è come Giovenale che castigat ridendo mores”...». E dopo cento anni, il Guerino è ancora qui che scherzando fustiga i costumi, adesso anche in Rete.