«Sabato sera tutti davanti alla tv, il nostro Lollo sarà al Festival di Sanremo ». Così, alla fine della Messa di domenica scorsa, il parroco di San Vito Romano. E Lollo ieri sera è salito sul serio sul palco dell’Ariston. Lo ha fatto insieme al suo gruppo, i Ladri di carrozzelle. Formazione rock, anzi «sbrock, cioè di mattacchioni», dice uno dei suoi storici fondatori, il chitarrista e “ct” Paolo Falessi, uno dei normodotati del complesso. Nata nel 1989 nella periferia romana, a Tor Bella Monaca, la band unica nel suo genere si compone, in formazione completa, di venti elementi: ragazzi come Tiziana “LuckyTiziana” e adulti come Orietta “Nonnarock”, affetti da diverse disabilità «psichiche, distrofia, emiparesi, tetraparesi, sindrome di Down… A volte le elenchiamo come fosse una squadra di calcio». Peppe (“Peppazzo”) ha la sindrome di Williams: è il batterista ed è toccato a lui il compito di dare il la al maestro Federico Capranica, un veterano del Festival, venuto apposta a Sanremo per dirigere i Ladri di carrozzelle. Commossi ed emozionati, nonostante gli oltre 1.500 concerti alle spalle, una quindicina di dischi e una hit, Distrofichetti, che circola da 28 anni di «tour ininterrotto – raccontano – e viene cantata in coro dal pubblico delle piazze, dei palazzetti e delle parrocchie di tutta Italia». Un pezzo che sintetizza lo spirito di questi ragazzi, dei loro operatori e delle «grandi famiglie che ci seguono e che ci sostengono». Far parte del gruppo vuol dire considerare la disabilità come il voler stare in carrozzella solo perché – cantano – «sono Veramente pigro », uno dei brani dell’ultimo cd Completamente fuori.
«Leggerezza, rispetto, ottimismo, reagire sempre alle difficoltà sono i punti cardinali» di una squadra affiatata, che lungo il cammino per malattia ha perso tanti amici: «Roberto, Guido, Mario…». Ultimo, Piero, che ha deciso di volare via per sempre lo stesso giorno in cui cinquant’anni fa a Sanremo moriva Luigi Tenco. Ma lo show deve continuare, così come continua il loro amore per la musica che è vita. Stravedo per la vita è il brano cantato da Lollo, «che non ce vede e ce sente pure poco», dice con un sorriso contagioso e aperto al mondo. Quel mondo normodotato che con le sue barriere mentali e architettoniche «confonde il diritto (a uno scivolo per le carrozzelle) con il favore». Quel mondo della politica che continua a tagliare fondi: «Per noi ora è diventata durissima – denuncia Paolo –. Fino al 2008 avevamo una cooperativa che garantiva quindici stipendi ai nostri soci-lavoratori, che con la musica ci campavano... Ora ci appoggiamo alla cooperativa Arcobaleno di Frascati», il comune dei Colli romani dove provano, suonano e sognano che presto, da un terreno confiscato alla malavita, possa realizzarsi il progetto #dopodinoi «la “Casa dei briganti”, un luogo dove questi ragazzi una volta che rimangono senza genitori possano vivere e continuare a coltivare la passione per la musica disponendo di una sala di registrazione e un auditorium come quello di Frascati, che riempiamo ogni anno con il nostro spettacolo». Spettacoli ai quali ha assistito papa Wojtyla e, per due volte nell’ultimo anno, il presidente Mattarella. «E si è divertito pure parecchio», dice Lollo, che prima di salutare intona a cappella: «Non sopporto i pessimisti e la gente risentita / via le facce tristi perché io, sì, stravedo per la vita».