domenica 6 ottobre 2024
Alle prossime Paralimpiadi in programma negli Usa nel 2028 debutterà la disciplina che nella specialità “lead” consente di scalare anche a ciechi, paraplegici e amputati
Tutti a Los Angeles per l'arrampicata

FederClimb

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Il timbro con i tre agitos bacia l’arrampicata sportiva. Da Los Angeles 2028 ci sarà un nuovo ballerino nella danza paralimpica, un universo giovane desideroso di mostrarsi nel più grande show agonistico, lanciando un messaggio semplice: tutti possono arrampicare. Amputati e ciechi di fronte alla parete come i normodotati, lo sport abbatte muri e apre nuove vie. Quelle che gli arrampicatori paralimpici percorreranno a faccia in su attaccati alla corda. « L’inclusione del paraclimbing nel programma dei Giochi Paralimpici di Los Angeles rappresenta un passo epocale per il nostro sport. Permetterà al mondo di scoprire che non ci sono limiti per la pratica dell’arrampicata, uno sport tanto avvincente quanto inclusivo. Per tutti noi e per i nostri azzurri in particolare rappresenta un sogno che inizia a realizzarsi», commenta il direttore tecnico della Nazionale italiana Cristina Cascone, componente del consiglio nazionale della Federazione di arrampicata sportiva e anche allenatrice. Tutti impegni che occupano il suo tempo libero, giacché dalle 9 alle 17 Cascone è un funzionario dell’Università di Catania. Il volontariato è l’asse portante di un ambiente che però pian piano strizza l’occhio al professionismo. Con l’ingresso nell’agenda paralimpica a breve per qualche azzurro o azzurra di punta potrebbero spalancarsi le porte dei corpi militari. Questo sarà il futuro, il presente è invece all’insegna dell’occasione da non lasciarsi sfuggire. « La notizia dell’inserimento ufficiale nel programma di Los Angeles è diventata certezza a inizio estate, ma era già nell’aria da tempo. Fino all’ultimo ce la siamo giocata col surf e alla fine i californiani ci hanno premiato. Non dimenticherò mai cosa stavo facendo quel 26 giugno, quando mentre ero a Innsbruck per la coppa del mondo il sogno è diventato realtà». Le categorie di disabilità in gara nel 2028 non sono ancora note, la certezza è che la specialità protagonista negli States sarà il lead. Un’ovvietà, visto che dei tre format olimpici dell’arrampicata (gli altri due sono il boulder e lo speed) è l’unico praticato nel contesto paralimpico, giacché « può essere praticato da tutte le tipologia di disabilità». Lo scopo del gioco è immediato: salire più in alto su un itinerario inedito. Vince chi effettua più prese – il percorso ne comprende una quarantina – all’interno del tempo massimo concesso. « L’inclinazione della parete è la medesima del lead olimpico, l’unica differenza tra i due ambiti è il posizionamento della corda. I normodotati scalano da primi di cordata, quindi con la fune in basso, mentre le persone con disabilità scalano da secondi di cordata, in quella che nel gergo inglese si definisce posizione top-rope, ossia con la fune che viene calata dall’alto». In altri termini la corda è fissata alla sommità della via ed è lasciata lasca. Man mano che l’atleta scala, un assicuratore, ossia l’assistente del climber, posto alla base della via recupera la corda. « Il lead è l’unico inclusivo al cento per cento, perché possono scalare gli atleti ciechi, i paraplegici o gli amputati. Nel boulder, la specialità praticata senza corda, alcune categorie sarebbero escluse, perché per esempio agli atleti con paralisi agli arti inferiori non si potrebbe garantire un atterraggio in sicurezza sul materasso. Lo speed, ossia il duello di velocità testa a testa, metterebbe in difficoltà invece coloro che non possono esprimere al massimo le proprie capacità motorie». In attesa di scoprirne di più sul format di gara prescelto (»Di sicuro si avvierà un processo di qualificazione che durerà qualche anno») l’ingresso nel mondo paralimpico ha acceso un lampione su una disciplina di nicchia, dalle enormi potenzialità. In Italia gli atleti di alto livello sono una quarantina, tesserati per una trentina di società, mentre quelli che ruotano nel giro della Nazionale sono una ventina, tutti dilettanti. La mecca tricolore della disciplina è Arco di Trento, località che ha appena ospitato una prova di Coppa del mondo e che viene considerata come la culla del paraclimbing: « Possiamo dire che il nostro sport sia nato proprio in Trentino nel 2011. Arco è un luogo iconico per l’arrampicata, quindi era normale che anche la versione paralimpica vedesse la luce in quel posto». Il calendario internazionale prevede un Mondiale biennale, l’anno prossimo in Corea del Sud, un Europeo, la cui prima edizione si è celebrata in questa stagione in Svizzera, e contempla annualmente tre tappe di Coppa del mondo (»Solitamente una negli Stati Uniti, o a Los Angeles o a Salt Lake City, e un paio in Europa, nelle nazioni alpine, quindi Francia, Svizzera, Italia, Austria»), mentre l’attività nazionale è scandita dal circuito della Coppa Italia: «Tre prove in programma solitamente il sabato, mentre il giorno successivo lo utilizziamo per la promozione». Reclutamento è infatti la parola chiave per rimpolpare la base. «Organizziamo periodicamente degli Open Day, in cui portiamo i nostri atleti come testimonial per sensibilizzare i giovani a sperimentare la disciplina». Sull’onda della benedizione paralimpica il prossimo passaggio sarà entrare nelle scuole («Vogliamo trasmettere ai ragazzi la consapevolezza che si possa scalare anche con la disabilità») e potenziare la formazione dei tecnici: « Lanceremo dei corsi specifici per il paraclimbing, mentre attualmente gli allenatori sono gli stessi dell’arrampicata olimpica». Come unica è anche la Federazione, guidata dal Presidente Davide Battistella, che tanto sostiene lo sviluppo del settore: «Stare sotto il medesimo tetto ci consente di scambiare conoscenza col mondo dei normodotati», conclude Cascone. A livello mondiale i Paesi guida sono il Giappone, la Francia, l’Austria e gli Stati Uniti, ma l’Italia è in continua crescita. La recente rassegna continentale di Villars ha portato in dote 6 medaglie, tre argenti e altrettanti bronzi. Lucia Capovilla (AU2), David Kammerer (AL2) e Fiamma Cocchi (AL2) hanno calpestato il secondo gradino, Elisa Martin (RP3), Chiara Cavina (RP2) e Tommaso Mazzotti (AL1) si sono accomodati sulla piazzola più bassa. Una presa alla volta per scalare sempre più in alto.

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