Si celebra oggi la IX Giornata nazionale del malato oncologico e, a prima vista, le cifre non sembrano incoraggianti. Secondo uno studio condotto dall’Associazione Italiana Registri Tumori (Airtum) relativo al 2013, si stima che, in un anno, le nuove diagnosi di tumore siano 366mila. Nel corso della vita è probabile che circa un uomo su due e una donna su tre possano ammalarsi di cancro. Lo ha chiarito Achille Lucio Gaspari, presidente della Sico (Società Italiana di Chirurgia Oncologica): «Sono cifre consistenti che si spiegano, ma solo in parte, con l’invecchiamento della popolazione. Le neoplasie, infatti, hanno più incidenza perché oggi le malattie infettive sono meglio combattute e il contemporaneo invecchiamento della popolazione aumenta in modo consistente il numero di nuove diagnosi». In realtà il quadro non è affatto sconfortante, perché le percentuali di guarigione sono in aumento e decisamente in positivo: a cinque anni dalla diagnosi, la sopravvivenza tocca il 63% delle donne e il 55% degli uomini. Tra i fattori di successo vanno sicuramente iscritti le massicce campagne di screening, che ottengono un’alta adesione tra i destinatari, e la maggiore validità delle terapie. La parola d’ordine resta comunque “prevenzione”, poiché l’individuazione precoce della malattia consente di intervenire in fase iniziale con migliore incisività ed efficacia ottenendo risultati rilevanti. Le notizie di scoperte e sperimentazioni in questo ambito si alternano quasi ogni giorno, in un circolo della speranza e della scienza che vede insieme in prima linea medici e pazienti. Si intreccia la multidisciplinarietà dell’approccio, che coinvolge specialisti diversi, con un maggiore e migliore partecipazione dei pazienti nella programmazione della linea terapeutica. «Il cancro è una priorità di sanità pubblica – ha sottolineato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin nel messaggio trasmesso in occasione del congresso nazionale Cipomo, il Collegio italiano dei primari oncologi medici ospedalieri – ma bisogna intervenire per valorizzare le reti e le eccellenze che vi sono e correggere le lacune strutturali alla base della differenza dell’accesso alle cure». I dati legati all’individuazione, alla cura e alla sopravvivenza media del nostro Paese dimostrano infatti un persistente divario Nord-Sud: secondo quanto afferma il rapporto sulla condizione dei malati della federazione delle associazioni di volontariato (Favo), ogni anno 800mila persone con tumore sono costrette a curarsi fuori dalla propria regione. I “viaggi della speranza”, sottolinea il documento, sono legati alla lunghezza delle liste di attesa e vanno da Sud a Nord: 55mila persone dalla Campania, 52mila dalla Calabria, 33mila dalla Sicilia, 12mila dall’Abruzzo e 10mila dalla Sardegna. Questo determina rilevantissimi costi sociali, con un valore economico pari a due miliardi di euro. Così, i centri di eccellenza si dotano di macchinari di ultimissima generazione in grado di fornire prestazioni superiori e più veloci nei trattamenti. Pochi giorni fa è stato inaugurato il nuovo Centro di Radioterapia del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma, dove è stato presentato uno strumento in grado di colpire con precisione millimetrica le parti interessate dal tumore, riducendo gli effetti collaterali sugli organi circostanti e permettendo di trattare tumori “rischiosi” perché situati in zone difficili da trattare. «Sono i costanti piccoli successi che devono spronare a continuare sulla strada della sperimentazione etica e della realizzazione di interventi sociali e politiche sanitarie» hanno dichiarato Paola Ricci Sindoni e Domenico Coviello, presidente e copresidente nazionali di Scienza & Vita. E, sul fronte della ricerca, le ultime notizie riportano la messa a punto di nuovi test rivoluzionari in grado di identificare la presenza di cellule tumorali nel sangue, facendone un importante indicatore prognostico di cancro al seno. Segnali minuti, ma incoraggianti: ricordano che di cancro si può anche guarire.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: