I nuovi protagonisti di “Toy Story 4”
La saga dei giocattoli della Pixar doveva fermarsi alla terza puntata, secondo alcuni la migliore, ma Toy Story 3 - La grande fuga, arrivato nelle sale nel 2010, aveva un finale che non diceva veramente l’ultima parola sulle avventure di Woody, Buzz Lightyear e gli altri amici di plastica. Con la partenza di Andy per il college infatti i suoi giocattoli, che avevano rischiato addirittura di essere inceneriti nell’episodio precedente, finivano nella cameretta di un nuovo proprietario, una bambina di nome Bonnie, e valeva dunque la pena andare a vedere cosa stava succedendo da quelle parti. Una scelta rischiosa quella di aggiungere un quarto capitolo, eppure ora che lo abbiamo visto possiamo affermare con certezza che sarebbe impossibile immaginare la serie senza Toy Story 4 diretto da Josh Cooley e in arrivo nelle nostre sale il 26 giugno. Bonnie è una bimba deliziosa, ama i suoi giocattoli, ma i suoi gusti sono diversi da quelli di Andy, e Woody, privato anche della stella di sceriffo che la piccola ha regalato alla cowgirl Jessie, se ne sta spesso chiuso nell’armadio a sospirare.
Ma il vecchio cowboy (dopo la scomparsa di Fabrizio Frizzi parla con la voce, bellissima, di Angelo Maggi, storico doppiatore di Tom Hanks, che nella versione originale presta la voce al giocattolo), sempre pronto a rischiare la propria vita per salvare un giocattolo, non rinuncia alla lealtà e al senso di responsabilità verso il suo nuovo bambino e quando Bonnie all’asilo si costruisce un nuovo amico, Forky, utilizzando una forchetta di plastica e materiali di scarto, farà di tutto per proteggere l’ultimo arrivato, che non mostra alcun interesse nella felicità di chi l’ha creato e che, in preda a forti crisi esistenziali, è guidato solo dall’impulso ossessivo a tornare nel secchio della spazzatura. Separato dal gruppo e dalla stessa Bonnie, Woody si lancia dunque in una nuova rocambolesca avventura on the road che lo porterà in uno straordinario negozio di antiquariato dove sono nascoste molte citazioni dei precedenti film Pixar (aguzzate la vista!) e dove incontrerà nuovi personaggi come Gabby Gabby, bambola degli anni Cinquanta che si comporta come Norma Desmond in Viale del tramonto, accompagnata da terrificanti marionette dagli occhi spalancati e mascelle snodabili, e molto interessata al riproduttore vocale che Woody custodisce ancora intatto nell’imbottitura del suo petto. Con quello, dice Gaby Gaby, anche lei potrà trovare un nuovo bambino dopo anni di abbandono e solitudine nella vetrina di un negozio. Ma l’incontro più emozionante è quello con la pastorella di porcellana Boo Pep, scartata da Molly, la sorellina di Andy, nove anni prima e ritrovata da Woody insieme alle sue tre inseparabili pecorelle.
La vita on the road, lontana dalle sicurezze di un comodo appartamento, l’hanno resa meno fragile e indifesa (e qui la mano della sceneggiatrice Stephany Folsom si fa sentire) spingendola a indossare un abbigliamento più pratico e ad amare la vita decisamente più avventurosa del giocattolo smarrito. Faranno il loro ingresso nella storia anche il brano di Riccardo Cocciante, già autore e interprete italiano di Hai un amico in me che attinge ancora a Randy Newman per la canzone che nella verisione italiana è diventata Non permetto. “Debutto” anche per Giggle, una minuscola, ma energica bambolina, tre militari un po’ fanatici, un pulcino e un coniglio cuciti per la mano e dunque inseparabili, Ducabum Duke Caboom, motociclista canadese un po’ esaltato con un doloroso trauma alle spalle. La tecnologia ha fatto moltissimi passi avanti in Toy Story 4, come dimostra proprio la prima scena ambientata sotto una pioggia battente e incredibilmente reale. Ma come sempre quello che rende grandi molti dei film Pixar, tra cui questo, è la capacità di costruire storie dense e ricchissime di idee, intuizioni, spunti di riflessione e livelli di lettura, popolate da personaggi delineati a tutto tondo e dalla psicologia straordinariamente approfondita.
Schiacciando sul pedale dell’azione, il quarto capitolo della saga vanta una sceneggiatura complessa e senza sbavature, perfetta come un congegno a orologeria (non lasciate la sala prima che si riaccendano le luci, vi aspettano altre scene durante e dopo i titoli di coda), coraggiosa nel mescolare diversi generi cinematografici, compreso l’horror, nel bilanciare tenerezza e apprensione, risate e commozione, la triste consapevolezza di poter essere smarriti o scartati, la struggente speranza nell’arrivo di un nuovo bambino da cui farsi amare, la nostalgia per un passato che non tornerà più e la voglia di una nuova vita, certamente diversa da quella vissuta nel paradiso della stanza di Andy, ma altrettanto generosa di emozioni, opportunità e affetti. Perché i giocattoli, anche se rattoppati, hanno sempre davanti a sé un’altra chance. Verso l’infinito e oltre, come sempre, ancora una volta.