sabato 11 agosto 2012
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Nell’atletica di Bolt, gli altri si calcolano in decimi, forse in centesimi. Lui è l’unità di misura, la moneta corrente, l’assoluto, il totale ricavato dalla somma degli altri, tutti, ammesso che bastino a colmare Sua Enormità. Così, ci si chiede quanto valga in bolt la corsa sublime di David Rudisha, vincitore degli 800 metri più belli della storia olimpica: se arrivi a 0,3 bolt, o meno, magari 0,25, e ci si chiede se sia possibile definirli “boltesimi”… Un boltesimo, la centesima parte di un bolt. E così per gli altri, tutti, tranne uno. Ashton Eaton. L’unico che sfugga a una coerente misurazione secondo il metro attuale della boltletica, pardon, dell’atletica al tempo dell’unico di cui si parli e si scriva. Al punto che viene un dubbio. Che sia lui, Ashton, il vero e solo avversario del Dominatore? Domanda ipotetica. Bolt è uno splendore, riempie di sé le telecamere senza apparire invasivo. È un Federer che non abbia mai ricevuto una lezione da Nadal. Un Messi che sulla sua strada non abbia mai dovuto dribblare un Ronaldo.Ashton Eaton lo conoscono in pochi e la sua specialità ha pochissime occasioni per emergere, non c’è meeting che la tenga in considerazione. Ma la sua specialità è il decathlon, cioè l’unità che si moltiplica per dieci, ovvero il tutto. E Tutto è una parola che finora si era sposata solo con lui, Bolt, quintessenza di se stesso. Crocicchio di razze, Ashton Eaton. Come gli ultimi dominatori del decathlon, a cominciare da Daley Thompson, oro a Mosca 1980 e Los Angeles 1984. Ashton non era ancora nato. Lui è di Portland, Oregon, l’unico stato al mondo in cui il decathlon offra spunti per lunghe discussioni serali, fra una birra e una red velvet cake. La signora Roslyn Eaton è bianca, origini europee, il signor Terrance Wilson, nero, ha parenti in Africa. Roslyn è stata ballerina, Terrance ha giocato a football, il nonno materno pure, ed era fortissimo. Tra i fratelli che gli vengono dal padre, uno, Verice Bennett, è fra gli eroi dell’Afghanistan. A due anni Ashton resta solo con la mamma. A scuola lo provano sui 400 metri, sugli 800, poi nel football. Metcalf, uno dei suoi allenatori gli propone il decathlon. In Oregon c’è l’unica università al mondo che abbia una squadra di super atleti. L’oro di Londra non vale il record del mondo, che porta la sua firma ma resta fermo a Eugene, trial statunitensi del giugno scorso: 9039 punti. Solo nel giavellotto Ashton, a Londra, ha superato se stesso (61,96 metri). Ma la prova è stata armoniosa, ed è valse 8869 punti. Al meglio, Ashton corre i cento in 10”21 (Eugene), i 400 in 45”68 (Montecito), salta in lungo 8 metri e 23 (Eugene), in alto 2,10 (Vancouver), con l’asta 5,30 (Eugene). Va meno bene nei lanci, ma migliora costantemente. Si dice che i decatleti siano i migliori specialisti mancati. Non è così vero. Con i suoi tempi e le sue misure, Eaton sarebbe stato nella finale olimpica dei 400, in quella dell’asta, quarto nei 110 ostacoli e argento nel lungo. Forse Bolt è un’altra cosa... Ed è vero, Ashton Eaton non pungerà mai come un’ape né volerà come una farfalla. Ma se chiedete a una giuria di esperti di eleggere Mister Atletica, potreste scoprire che anche Bolt non è così assoluto come sembra.
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