Un panno verde, due porte, una pallina più piccola di quelle da ping-pong e 22 omini in miniatura, alti poco più di 2 centimetri. Negli anni ’70’80 lo conoscevano tutti il Subbuteo, il gioco da tavolo più famoso al mondo. Per ripetere le gesta eroiche degli assi del pallone bastava usare la punta del dito e spingere i piccoli calciatori sul quel campo verde, incollato magari alla tavola di compensato per non farlo muovere o rovinare. Altro che Playstation, Wii, Facebook o Fantacalcio. In quegli anni per i maschietti era il regalo più desiderato a Natale. Il catalogo delle squadre era una sorta di bibbia colorata che tutti conoscevano e recitavano a memoria come una poesia. La numero 48 corrispondeva all’Az 67 Alkmaar, la squadra olandese conosciuta da pochi e solo perché assomigliava al nome di un dentifricio, o alle più quotate Cile e Spagna. Sfogliandolo imparavi che il Motherwell non era il nome di un tabacco ma di una squadra scozzese e il Den Haag quello di un team olandese non di una marca di caffè. Subbuteo, una parola diventata leggenda grazie all’ornitologo inglese Peter Adolph che, quando nel 1947 si vide rifiutare dall’Ufficio Brevetti il nome scelto (Hobby) per la sua invenzione, non esitò un secondo a ricorrere al Falco Subbuteo. Nel 2000 però la Hasbro, società americana produttrice del gioco, sospese la produzione credendo che fosse un fenomeno ormai esaurito. I bambini adoranti di allora, ormai cresciuti, hanno continuato però a diffondere il verbo giocando e creando gruppi su internet. Un movimento che ha portato alla nascita della Fisct, la Federazione sport da tavolo che oggi organizza anche un vero e proprio campionato di Serie A molto agguerrito dove la Reggiana al momento è campione d’inverno con 5 punti di vantaggio sul Pisa. Non solo. Dal 13 marzo scorso ogni settimana in edicola in allegato con due celebri settimanali si può acquistare una squadra con la confezione originale. Roba da altri tempi. L’ala nostalgica invece imperversa con il movimento “Old Subbuteo” che può vantare numerosi club in Italia e all’estero, fra cui quello di Milano dove in via Zumbini, zona Barona, ogni lunedì ci si trova a giocare grazie a Riccardo Torri, un mentore della disciplina: «Il vero boom - spiega - fu fra il 1977 e 1982, grazie ai Mondiali di Argentina ’78. Ora la Fisct ha cambiato le regole facendolo diventare un vero e proprio sport agonistico. Giocano con le porte di ferro, mentre noi abbiamo recuperato le vecchie porte di plastica e ogni nostro torneo è in realtà un meeting dove si possono scambiare squadre e sfidarsi con più goliardia, senza toni esasperati. Noi permettiamo di lucidare le miniature per far scivolare meglio i giocatori ma non di appesantirli con i piombini per non farli cadere. Anni fa eravamo una ventina ma grazie alle nostre iniziative stiamo crescendo a vista d’occhio». Un successo incredibile che appassiona anche i bambini delle nuove generazioni: «È vero - continua Torri - il Subbuteo ha sempre un grande potere evocativo e qualcosa di magico anche fra i più giovani, ma ricordo che gente famosa come Sven Goran Eriksson e Mario Somma studia gli schemi proprio al Subbuteo. Buffon, Enrico Letta e Di Canio sono grandi collezionisti. Io possiedo circa 180 squadre, fra cui un vecchio Milan con Buriani biondo e tutti gli accessori, dall’arbitro ai riflettori che illuminano per davvero. Ho comprato di recente il Brasile 1970, l’Italia 2006 e l’Argentina 1978, ma sono sempre alla ricerca di vecchie squadre perché questo fenomeno non tramonterà mai».