giovedì 2 novembre 2023
La Madonna col Bambino è stata attribuita al maestro veneziano dalla ricercatrice di Ca' Foscari Beatrice Tanzi e risalirebbe al 1460 circa
Giovanni Bellini, Madonna con il Bambino, circa 1460, tempera su tavola, particolare. Pag, Museo del Monastero delle Benedettine di Santa Margherita

Giovanni Bellini, Madonna con il Bambino, circa 1460, tempera su tavola, particolare. Pag, Museo del Monastero delle Benedettine di Santa Margherita - Beatrice Tanzi / Ca' Foscari

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È stato attribuito a Giovanni Bellini il dipinto con una Madonna con il Bambino custodito nel museo del monastero delle benedettine sull’isola croata di Pag, in Dalmazia. Lo fa sapere l'Università di Ca' Foscari. La scoperte si deve alla ricercatrice Beatrice Tanzi, che ha individuato l'opera nel 2021 durante un viaggio di studio nell’ambito del progetto ERC AdriArchCult sotto la direzione della prof. Jasenka Gudelj. La tavola era conosciuta soltanto alla storia dell'arte croata, ma assegnata alla bottega di Francesco Squarcione, l’ambito di Andrea Mantegna e Bartolomeo Vivarini. Il dipinto, con grossi problemi di conservazione ma privo di ridipinture, per la studiosa è da riferirsi al giovane Giovanni Bellini tra la metà degli anni cinquanta e quella dei sessanta del Quattrocento, lo stesso periodo dei Trittici della Carità delle Gallerie dell’Accademia di Venezia. La Madonna col Bambino è oggetto di un articolo pubblicato sul numero di ottobre di The Burlington Magazine, una delle principali riviste scientifiche di storia dell'arte.

“Conforta l’attribuzione a Giovanni Bellini, - spiega Beatrice Tanzi - da un punto di vista stilistico, un’ampia serie di confronti con le opere giovanili del pittore un momento in cui si colgono gli intrecci formali con le opere del cognato Andrea Mantegna. Siamo dunque in una congiuntura artistica di elevatissimo significato, quella che produce le strepitose miniature della Geographia di Strabone ad Albi, la malandata Madonna Fodor in collezione privata, la Madonna Davis del Metropolitan o gli esemplari della Gemäldegalerie di Berlino e della Pinacoteca Malaspina di Pavia”.

Secondo la storica dell'arte la mano dell’artista veneziano è riconoscibile per una serie di caratteristiche: il paesaggio che sta alle spalle della Vergine, con aspetti più collinari che montani, molto verde e corsi d’acqua, reso a tocchi brevi e quasi miniaturistici, si ritrova nella Crocifissione del Museo Correr o nell’Uomo dei dolori del Museo Poldi Pezzoli di Milano; il volto del Bambino è assai vicino, in una tipologia frequente, all’angioletto che sorregge il Cristo sulla sinistra nella Pietà del Museo Correr, ma anche al Bambino della Madonna Davis del Metropolitan, o in quello del Rijksmuseum di Amsterdam. Il volto della Vergine invece, per quanto più compromesso, soprattutto nella parte destra, ha i tratti resi con le semplificazioni tipiche del momento, a partire dalle figure femminili nella precoce Natività della Vergine della Galleria Sabauda a Torino.

L'opera rappresenterebbe la prima opera del pittore per i territori orientali della Serenissima. In mancanza di fonti documentarie garantite, la studiosa ha voluto ipotizzare un legame con la famiglia Mišolić (latinizzato in De Missolis), fra le più in vista dell’isola tra Quattrocento e Cinquecento. In particolare, per Giorgio Mišolić, nobile e membro del Gran Consiglio della città, conte palatino, capitano di galea e, nel 1477 incaricato di dirimere le questioni legate alla vendita del sale a Venezia, sono documentati stretti e costanti legami con la dominante.

Mišolić aveva inoltre avuto un ruolo di rilievo nella costruzione della nuova chiesa delle benedettine, commissionando a Giorgio Dalmata, il principale architetto e scultore della regione, una cappella al suo interno. Secondo Tanzi è quindi ragionevole ritenere che un personaggio della sua statura, sia economica che intellettuale, potesse avere dimestichezza con i circoli più aggiornati della cultura figurativa di Venezia.

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