La campionessa azzurra Sofia Goggia, 32 anni - ANSA
Sono passati appena dieci mesi dall’ennesimo brutto infortunio che poteva anche mettere fine alla sua carriera. La frattura di tibia e malleolo in allenamento il 5 febbraio scorso l’ha costretta per ben otto mesi a non mettere gli sci ai piedi. Sofia Goggia però a 32 anni, è tornata ancora una volta alla sua maniera. Sulle nevi statunitensi di Beaver Creek ha colto prima un secondo posto in discesa e poi un trionfo in Super G.
Un successo che le fa compiere un altro passo nella storia: è la vittoria numero 25, dopo Tomba e Brignone ora è da sola al terzo posto nella classifica degli azzurri più vincenti di sempre, superando il leggendario Gustav Thoeni che ne ha ottenute 24.
«Sono grata per essere tornata a fare Coppa del mondo, è stata una sfida dura nei mesi scorsi, adesso sono ancora qui e all’infortunio non penso» ha commentato Goggia al sito della Fisi. «Forse è stato uno dei miei più belli supergiganti di sempre – ha aggiunto - La vittoria più importante è sempre la prossima, però chiaramente è una pietra miliare nel mio percorso». La campionessa bergamasca ha parole di ringraziamento per tutti quelli che le sono stati accanto in questi dieci mesi e l'hanno sostenuta: «Sono molto grata ai medici, alla mia famiglia, alla Federazione, alla Guardia di Finanza e ai miei fans che mi vogliono bene…».
Prima di tornare in pista però un lungo post dedicato alla madre: «Keep in your heart your dream (tieni i tuoi sogni nel tuo cuore). Questa frase – racconta la sciatrice – me l’hai sempre dedicata, me l’hai sempre scritta in ogni bigliettino d’augurio, per Natale o per il mio compleanno, me l’hai sussurrata all’orecchio tutte le volte che ero in procinto di partire per le mie trasferte…
Tu hai vissuto la mia fatica personale di quei sei mesi da quel giorno di febbraio, hai vissuto il mio buio interiore ed è proprio per questo che mi hai ripetuto con ancor più veemenza quella frase, per esortarmi a continuare imperterrita in questo percorso, seppur non senza insidie».
Il rapporto con la madre è all’origine anche della sua forza interiore. Qualche anno fa spiegò al Sovvenire: «È stata mia mamma a farmi scoprire la bellezza di credere in Dio. Proprio lei, che era atea e che si è convertita perché insieme potessimo affidarci al Signore per superare gli ostacoli della vita». E così anche in occasione dell’infortunio alla vigilia dei Giochi di Pechino aveva spiazzato i mass media dichiarando: «Se questo è il piano che Dio ha per me, altro non posso fare che spalancare le braccia, accoglierlo e accettarlo». Anche in quell’occasione un recupero lampo in soli 23 giorni le consentì di strappare un argento olimpico che vale oro.
Adesso l’ennesima rinascita non senza l’ammissione di aver toccato il fondo come ha scritto alla madre: «Ho vissuto un incubo che mi ha logorata nell’anima e nelle emozioni, mi sono sentita senza forze, pensavo che tutto fosse finito, pensavo che non ci avrei mai più creduto ma ora mi sento di dirti che, nonostante non lo abbia avvertito per tanto, quel sogno è di nuovo, fortemente, vivo dentro di me. Grazie per avermi esortata a inseguirlo, quando sembrava essere svanito. Ti prometto che farò di tutto per proteggerlo». È stata di parola, anche stavolta.