Andata e ritorno dall’Inghilterra, senza neppure accorgersene. Neanche il teletrasporto di Star Trek faceva simili prodigi; eppure è quello che è successo a Kakà, in meno di una notte, nel più clamoroso affare (mancato) della storia del calcio. Per giorni il Manchester City lo ha tentato con «un’offerta che non si può rifiutare», come diceva Marlon Brando nel “Padrino”. Da Milano hanno risposto con una «messa cantata» allo stadio con cori solo per Kakà e una veglia sotto casa per indurre il loro idolo a non gettare via la maglia. Ebbene, dopo tanto clamore e un rifiuto ancor più roboante, Kakà prova a tornare alla sua “normale” vita da calciatore del Milan ripartendo in silenzio. Quello che doveva assolutamente dire, lo ha spiegato a caldo lunedì notte, quando si è consumato il ribaltone: «Tutti i messaggi che mi arrivavano dicevano di scegliere con il cuore, alla fine questa è stata la scelta. Non è assolutamente economica». Anche perché al brasiliano gentile restano 9,5 milioni netti a stagione, mica bruscolini. Un brindisi con la moglie Caroline e l’amico Leonardo, poi una buona dormita. Quindi, ieri pomeriggio, la prima seduta a Milanello della sua seconda vita in rossonero. Lo si è visto solo sul campo di allenamento, sorridente, poi è subito sfuggito alle telecamere e ai tifosi. Un silenzio che serve a ritrovare la calma, dopo tanta tensione per una scelta che rischiava di cambiargli la vita. Benché la trattativa resti avvolta ancora in una nebbia di interrogativi, Silvio Berlusconi assicura di aver lasciato Kakà «libero di scegliere come avevamo fatto con Shevchenko », protagonista di un doloroso addio prima di tornare sui propri passi. «D’altra parte un presidente fratello-padre non può fare altrimenti - sottolinea il premier - . Non ho speso una sola parola per spingerlo ad accettare. Quelle che abbiamo speso per trattenerlo hanno fruttato. Ha dimostrato di avere valori come l’attaccamento alla bandiera, e riconoscenza nei confronti di una società che l’ha lanciato». Tra i pareri ascoltati dal brasiliano prima di decidere, c’è stato anche quello di Shevchenko. «Mi ha chiesto tante cose, da diverso tempo, ma non dico nulla - sorride l’ucraino -. Abbiamo parlato molto in questi giorni e sapevo dall’inizio la sua decisione. Le nostre sono situazioni diverse. Lui ha fatto una scelta di cuore, ed è la cosa più bella». È facile capire che, oltre all’inadeguatezza del progetto del City, abbia pesato il calore del popolo rossonero. Lettere, in sede e a casa sua, bigliettini lasciati sull’auto, per non dire del presidio sotto casa nelle ore in cui tutto sembrava già perduto. «Ricky è rimasto colpito da tutto questo affetto - racconta Paolo Maldini - . Sì c’è stato un momento in cui ho temuto che andasse via. Mio figlio quando ha saputo che restava si è messo a piangere dalla gioia». Lacrime, ma di rabbia, piovono anche da Manchester dove gli emissari dello sceicco Mansour, gran sconfitto di questa storia, l’hanno presa male. Dal City assicurano che ieri sera la trattativa sembrava praticamente conclusa, con i contratti tra le società già pronti per essere firmati dopo che il club inglese si era accollato anche la percentuale del 5% da girare al San Paolo, club di provenienza del brasiliano che ha un “diritto di vivaio”. Poi l’affare si è raffreddato quando Garry Cook, presidente esecutivo del City, ha rimandato a futuri incontri il discorso sui dettagli contrattuali di Kakà, compresa la cifra di ingaggio oscillante tra i 15 e i 18 milioni all’anno. E qui è arrivato il gol d’autore di Bosco Leite (padre di Kakà) che sa il fatto suo, come ben sanno i dirigenti rossoneri, da cui ha ottenuto 4 ritocchi al contratto in 5 anni. Senza le dovute garanzie, al figlio non fa muovere un dito, figurarsi lasciare il Milan. Ed ecco che il patron Berlusconi ha potuto annunciare in diretta da Biscardi che il figliol prodigo era tornato. Senza aver mai mosso un piede fuori da casa. Cuore, testa, orgoglio, passione. Oggi nel test contro l’Hannover il Milan presenta il gioiellino Thiago Silva e lucida la sua stella: Kakà è dei nostri. Il brasiliano Kakà, 26 anni, è arrivato al Milan nell’estate del 2003 dal San Paolo: in questa stagione ha disputato 16 partite di campionato, segnando 7 gol (foto Epa)