Il prof Campanile con Damiano dei Maneskin
* articolo pubblicato il 9/03/2021 e aggiornato il 24/5/2021
«Non sono il prof. che diceva ai Måneskin “zitti e buoni”, io sono solo stato il professore di canto di Damiano David». Precisazione di Giacomo Campanile, storico professore di religione del Liceo Linguistico Eugenio Montale di Roma – «sto qui da 26 anni» – che può affermare, senza smentita, di aver visto nascere e crescere musicalmente il frontman della rockband vincitrice dell’ultimo Festival di Sanremo (*** aggiornamento del 23 maggio 2021: e dell'Eurovision Song Contest a Rotterdam) con il brano Zitti e buoni.«Non ero neanche il suo prof di religione, ma ho avuto il piacere di inserire Damiano in quella che considero una mia creatura, il Piccolo coro del Montale».
Un coro che il docente «laico» Campanile, da «autodidatta, chitarrista, autore e compositore, anche di musica sacra» ha avviato nel 1996. E Damiano David ci entrò quando era iscritto alla classe I N. «Quel coro è nato apposta per ragazzi come lui, perché ho capito che una sola ora di religione non mi consentiva di instaurare un dialogo più ampio con le ultime generazioni, come invece poi sono riuscito ad aprire con l’arte – le visite alle basiliche di Roma con lo stesso Damiano sempre presente, come vede nella foto – , con la musica e anche con i social. A proposito: non demonizziamo sempre Facebook, Instagram o Twitter, perché, volente nolente, i nostri figli se vogliamo incontrarli oggi dobbiamo andare lì, sulle piattaforme. E io tranne che su TikTok sono presente su tutte, per parlare e capire meglio i bisogni dei ragazzi».
I social hanno determinato anche il successo sanremese dei Måneskin, di cui Damiano è voce e simbolo di quel Teatro d’ira (titolo del nuovo album) in cui invitano la propria generazione a una «rabbia che smuova le coscienze». Una domanda prof. Campanile: ma l’allievo David è sempre stato così ribelle? «Io ho conosciuto un ragazzo con una grande passione per la musica e anche profondamente alla ricerca di una sua spiritualità. Non è un caso che sulla spalla si sia tatuato l’immagine di Gesù Cristo».
E sulla via di Damasco, Damiano ha poi incontrato un gruppo che in pochissimo tempo ha raggiunto una popolarità internazionale. «Che fosse un predestinato a salire su un palco e cantare davanti a milioni di persone l’abbiamo capito quel giorno che nell’aula magna del Liceo intonò Your song di Elton John... Oh, venne giù la scuola. Un trionfo, le ragazzine non volevano più lasciarlo andar via». E invece Damiano poi se ne andò, e senza neanche diplomarsi. «In terzo venne bocciato: non studiava, pensava solo a cantare. E poi in 4°, quando si unì agli altri tre Måneskin (Victoria, Thomas e David) abbandonò il Liceo. Prima di andarsene però mi fece ascoltare Chosen con cui si presentarono a X Factor ( 2° posto nell’edizione del 2017). Sentire quel brano, un pezzo funky che si apriva con il Dies Irae-Requiem di Mozart, mi aprì il cuore e mi diede la certezza che questi ragazzi sarebbero arrivati molto ma molto in alto». I Måneskin infatti da allora hanno scalato le classifiche e attratto un pubblico vasto adorante.
Ma spesso dividono, quando talora trascendono nel gender o si espongono al limite della di blasfemia come in Zitti e buoni in cui cantano: «Non scalare le rapide. Scritto sopra una lapide. In casa mia non c’è Dio» Il prof. Campanile non ci sta e sale in cattedra. «Nella canzone Vent’anniil messaggio che lanciano è tutt’altro che blasfemo. La bassista Vic sul palco di Sanremo nella finale portava il rosario al collo e non credo fosse una forma di ostentazione... L’ideologia gender che ha caratterizzato l’ultimo Sanremo credo che non sia colpa dei Måneskin ma una strumentalizzazione del consumismo, loro si sono limitati a un cambio di vestiti ad ogni esibizione solo allo scopo di fare spettacolo, in sintonia con quel rock che hanno proposto.
Peraltro una musica “preistorica” più che blasfema perché oggi il mantra “soldi, sesso e droga” è una peculiarità della trap e non del rock. Per quanto riguarda il gender, gli artisti dell’ultima generazione sono vittime, più o meno consapevoli, di un mondo adulto che vuole distruggere l’identità dei giovani... Måneskin affini ad Achille Lauro? No quel ragazzo è un fenomeno carnevalesco, patologico quando usa la Madonnina che piange per i suoi quadri». Fuori dalla cornice del piccolo schermo i Måneskin per il prof. Campanile «sono essenzialmente quattro normalissimi ragazzi di borgata. La loro forza mediatica sta proprio nella semplicità. Damiano compreso, certo».
Ma quando il frontman della band dice che in futuro, a «40 anni mi vedo tutto rotto e incerottato, ma sul palco come Iggy Pop» il prof cosa ribatte? «Se sapranno gestirsi i Måneskin possono essere portatori di un messaggio forte per i giovani, possono testimoniare che attraverso la musica si può intraprendere una strada che cambia la vita e in meglio».
Da quando Damiano è andato via dal Liceo Montale, cinque anni fa, la sua strada l’ha portato lontano dal suo caro vecchio Prof. «Non l’ho più visto, ma ci sentiamo e con i ragazzi del coro Montale tempo fa gli abbiamo inviato un video, una parodia della loro hit Marlena in cui il nostro coro al refrain “Marlena torna a casa” gli canta: “Damiano torna a scuola!”. Lui si è divertito molto ad ascoltarlo... Adesso mi piacerebbe che venisse qui al Liceo a cantarla assieme a noi, e noi lo ascolteremo zitti e buoni!».