Un po' per scherzo un po' seriamente, nonna Lea dice di essere spiata 24 ore al giorno. Ma è lei che l'ha voluto, aderendo volontariamente al collaudo del robot-badante il cui progetto è stato finanziato dalla Commissione europea con 3 milioni di euro. Nonna Lea (al secolo Lea Mina Ralli) ha 94 anni, vive a Roma e da 5 mesi coabita con un maccchinario che non le lascia tregua, anche se in maniera molto discreta: controlla il suo stato fisico (l'ossigenazione del sangue, la postura, la pressione, la glicemia), verifica che non abbia lasciato la porta d'ingresso aperta, si accerta che abbia mangiato il giusto e che non cada in bagno, si preoccupa se a una certa ora non si alza dal letto. Appena subodora che c'è qualcosa che non va per il verso giusto, il tuttofare elettronico "accende" una videochiamata con medici o parenti, a seconda del caso. La signor Lea ha ribattezzato il badante
Mister Robin, che però in realtà si chiama
GiraffPlus (e assomiglia davvero a una giraffa, perché dal corpaccione esce un lungo collo tecnologico munito di telecamera e di ogni tipo di sensori), e del progetto fanno parte, oltre a partner stranieri, anche il Cnr, con i suoi due Istituti di Scienza e tecnologia dell'Informazione e di Scienze e tecnologie della Cognizione. Sono sei gli anziani soli che in Europa stanno sperimentando il robot-badante nelle loro case: oltre a Lea, c'è un altro italiano, due spagnoli e due svedesi. A fine 2015 GiraffaPlus entrerà in 15 case e l'azienda produttrice Giraff Technologies prevede di metterlo in commercio con un prezzo di vendita di 2mila euro o un affitto mensile di 200 euro. Costa meno di un badante in carne e ossa, questo è certo. Ma resta qualche dubbi: se nonna Lea volesse farsi una bella chiacchierata, in che lingua dovrà cimentarsi?