"Anna Bolena" in scena a Genova: nella foto Angela Meade - Teatro Carlo Felice
Rivive a Genova la “rivalità” fra Gaetano Donizetti e Vincenzo Bellini che aveva infiammato il pubblico nella prima metà dell’Ottocento. Non siamo a Milano, al teatro Carcano dove i due geni trentenni erano stati messi l’uno contro l’altro con una trovata del duca Pompeo Litta che, assegnando a entrambi lo stesso librettista, Felice Romani, li aveva scritturati per i titoli di richiamo della stagione di Carnevale 1830-1831: e così sarebbero nate Anna Bolena di Donizetti e La sonnambula di Bellini. In Liguria il duello si ripete nel cartellone del teatro Carlo Felice: ad aprirlo lo scorso novembre Bianca e Fernando, l’opera “ritrovata” del maestro catanese; e adesso va in scena fino a domenica 27 febbraio proprio Anna Bolena della penna bergamasca. Un po’ come al Carcano, i libretti sono entrambi di Romani, il prolifico letterato genovese che ha fatto la fortuna di decine di opere liriche. E al posto del discendente della casata ambrosiana c’è il sovrintendente Claudio Orazi che ha abituato la città alle sfide sul palcoscenico. Compresa quella di riportare a Genova la regina «perduta e misera» di Donizetti che mancava da 170 anni. Un’impresa che sta conquistando anche i giovani, arrivati in grande spolvero alle recite anche grazie ai 1.500 abbonamenti “donati” agli universitari da uno sponsor e protagonisti dell’operazione “I ragazzi portano a teatro gli adulti” con biglietti calmierati per i genitori che accompagnano un giovane.
"Anna Bolena" in scena a Genova: nella foto Angela Meade e Sonia Ganassi - Teatro Carlo Felice
La Bolena sul golfo conquista gli spettatori. Applausi a più riprese durante le oltre tre ore di musica, fin dalla prima. A cominciare da ciò che esce dalla buca. È sempre un piacere sentire l’orchestra del Carlo Felice: precisa, attenta, delicata. L’ha ben curata il direttore Sesto Quatrino che propone una lettura della partitura efficace e senza enfasi benché nella prima parte i colori appaiano troppo sfumati. Nel cast spicca Marina Comparato nei panni del paggio Smeton, l’innamorato di Anna: coglie nel segno poco dopo l’alzata del sipario con la romanza “Deh non voler costringere” e poi seduce l’ascoltatore con “Ah, parea che per incanto” dove rivela la passione per la regina che diventerà il pretesto per farla arrestare da parte del re d’Inghilterra Enrico VIII. Ed è convincente l’Enrico arcigno e spregiudicato di Nicola Ulivieri che si cala appieno nel personaggio. Supera le forche caudine dell’impervio ruolo di Bolena il soprano americano Angela Meade: dopo un inizio con qualche incertezza, sfida la partitura con qualche azzardo (andato a buon fine) e incanta nella scena del delirio, dietro le sbarre di una prigione mignon. L’antagonista Giovanna Seymour, che il sovrano vuole come nuova consorte per sostituire Anna, è una Sonia Ganassi dai due volti: primo atto in affanno, ma fa breccia nella scena del perdono da parte della regina. Fatica John Osborn che interpreta Percy, l’ex fiamma di Bolena: prove limitate a causa del Covid, qualche verso dimenticato alla prima, ma applausi unanimi nella celebre cavatina “Da quel dì che”.
"Anna Bolena" in scena a Genova: nella foto Angela Meade e Nicola Ulivieri - Teatro Carlo Felice
Essenziale l’allestimento firmato da Alfonso Antoniozzi: una pedana, il trono, qualche rimando elisabettiano, una corte vestita in abiti degli anni ’40. E una serie di maschere per raccontare una trama dove i protagonisti sono sempre “altro”: l’apparenza che prevale sull’essere.