«L’obiettivo è stare al servizio di chi soffre». Anche per questo incarico, quello di presidente del nuovo Comitato scientifico individuato dal ministero della Salute per valutare il protocollo Stamina e l’avvio di un un’eventuale sperimentazione, Mauro Ferrari, il padre della nanomedicina a livello mondiale, non si smentisce. Le sue qualità scientifiche riconosciute a livello internazionale rimangono intimamente legate ad una visione etica della ricerca e della vita, nella piena convinzione che la medicina deve essere, prima di tutto, al servizio dell’uomo. «Non completare la missione è omissione di soccorso», ci aveva raccontato spiegando che le tecnologie di cui si occupava inizialmente non erano state sufficienti per rispondere ad una “chiamata” che ha coinciso, poi, con l’obiettivo di sconfiggere il cancro e molte altre malattie. E così Ferrari è diventato presidente e amministratore delegato del Methodist Hospital Research Institute di Houston in Texas, tra i primi 10 ospedali Usa per ricerca e assistenza.
Professore, si è creata molta aspettativa attorno alle cure con le cellule staminali: come evitare che si alimenti una “medicina delle illusioni”?La medicina rigenerativa rappresenta una nuova corrente con prospettive eccellenti e fondamentali per tantissime patologie. L’area di applicazione è molto vasta e le speranze che è lecito riporvi sono davvero molto alte. Detto questo, il criterio da seguire nasce dal rispetto, prima di tutto, del malato: occorre fare attenzione a proteggere le persone oggetto di queste cure. Questo lo si può fare applicando protocolli rigorosi ma tenendo al tempo stesso presente che non necessariamente i protocolli oggi esistenti sono i migliori. Intendo dire che la scienza corre spesso avanti ma questo implica un’evoluzione anche degli organismi deputati alle pratiche di omologazione e accertamento. Occorre un aggiornamento di questi ultimi di pari passo all’aumento delle conoscenze. A quel punto, il rigore è d’obbligo.
Attorno alla vicenda Stamina il confronto è diventato molto aspro: come fare chiarezza?Proprio permettendo un confronto costruttivo e trasparente fra tutte le parti in gioco teso a trovare soluzioni concrete con l’obiettivo primario del bene del malato. Ad esempio, è stato ragionevole e logico, e nell’interesse di tutti, ascoltare i pazienti e le loro famiglie. È un momento cruciale quello che stiamo vivendo: non solo per il sistema sanitario italiano, ma per il panorama globale. A trasformazioni di questo tipo si arriva solamente in armonia con i principi di base quali rigore, trasparenza, attenzione alla sofferenza, etica della professione medica.
Cosa vorrebbe ottenere da questa sua “missione”?Non ho ancora i dettagli precisi di questo incarico ma ciò che mi ripropongo sarà abbassare le tensioni ripristinando il più possibile un’atmosfera di fiducia e di dialogo.
Ritiene che la scienza si muova in modo corretto, oppure il rispetto delle sue regole ineludibili rischia di farla sembrare lontana dalle attese della gente?La storia è piena di giudizi troppo affrettati in medicina. Serve cautela e rispetto del primo principio ippocratico, «non nuocere». I criteri scientifici da applicare devono essere riconsiderati nel tempo ma, una volta che questo viene fatto, vanno poi applicati rigorosamente.
A che livello è sulla scena internazionale la ricerca italiana?Soffre, come sappiamo bene, di una forte insufficienza di risorse dedicate ma non ho alcuna obiezione da fare sui suoi livelli qualitativi. Ci sono nicchie di eccellenza anche nel settore della medicina rigenerativa, con innumerevoli studi di valore sulle staminali.
Quali aspettative nutre ancora per la sua professione di ricercatore?Prima di tutto, che si arrivi presto a dire che la battaglia contro malattie come il cancro è stata vinta, che almeno diventi una patologia cronica da trattare anziché una malattia che uccide. Ma per proseguire in questa direzione, prego di avere sempre il coraggio, la perseveranza, la chiarezza di pensiero e la serenità necessarie. Siamo tutti guaritori se applichiamo i talenti e i doni che Dio ci ha dato.