martedì 19 giugno 2012
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Promossi, ma dopo il terzo grado di giudizio, quello inappellabile contro l’Irlanda dell’amico Trap che ha giocato per l’onore e per un calcio pulito. Quello che predica Cesare Prandelli, un ritorno al “gioco”, lasciando da parte scandali, biscotti internazionali e tutto ciò che non ha nulla a che fare con lo sport. A essere onesti e veri fino in fondo, si paga sempre un prezzo più alto in questo mondo del pallone e la sua Nazionale anche sul campo ha rischiato di non vedersi riconosciuti tutti i meriti di un lavoro sano e proficuo, svolto nell’ultimo biennio. Gli spettri del passato, come quello del Sudafrica 2010, sarebbe da ipocriti negarlo, sono riaffiorati. Ma lì c’era una squadra a fine corsa, qui in Polonia invece abbiamo davanti una Nazionale che sta muovendo i primi passi, a volte incerti, con un’espressività anche acerba, ma comunque schietta e che a tratti lascia presagire ampi margini di miglioramento. L’Europeo però non ammette più prove d’appello e adesso, fedeli alla tradizione che quando superiamo il primo turno poi la creatività italica riesce a dare sempre il meglio (specie sotto scandalo), è lecito aspettarsi un salto di qualità. Mettere da parte gli individualismi, le nevrosi inutili (un consiglio a tutti, a cominciare da Balotelli) e concentrarsi su uno spirito di gruppo che ha retto bene anche all’urto di Scommessopoli che si era insinuato a Coverciano (avviso di garanzia a Criscito) prima della partenza per Euro2012. Acqua passata o da ribere amaramente al ritorno in patria. Paradossalmente il nostro Europeo comincia adesso, ai quarti, e forse potrebbe anche essere in discesa. Una squadra che ha tenuto testa alla Spagna campione del mondo e d’Europa in carica e che con la Croazia deve solo mangiarsi le mani per non aver chiuso la pratica sul 2-0 nel primo tempo, ha la consapevolezza che può giocarsela con tutti. Francia e Inghilterra (o l’eventuale sorpresa Ucraina) non rappresentano avversari insormontabili. Una volta superati, l’eventuale semifinale con la Germania spauracchio del torneo, storicamente e statisticamente ci fa essere ottimisti, nonostante la nazionale di Low sia notevolmente cresciuta in questi anni. Il sogno, non impossibile a questo punto? Arrivare alla finale del 1 luglio a Kiev per la “rivincita” con la Spagna dei fenomeni-puliti che ci ha risparmiato il biscotto bis. E magari scoprire ancora una volta che quella che sembrava un piccolo calesse è un’amore di Nazionale. La Nazionale del Cesare che non ammette distrazioni e che sa sognare, ma sa anche che per arrivare alla finalissima mancano ancora 180 minuti, in cui tutto può succedere.
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