Chi più spende, meno spende? Il vecchio adagio potrebbe andare bene nella vita di tutti i giorni ma quando si parla di Formula 1 non è proprio così. Lo dimostra l’ultimo campionato del mondo appena concluso. Ha vinto la Red Bull davanti a Mercedes e Ferrari, ma i soldi che hanno speso per correre sono stati ripagati in maniera adeguata? Basta fare due calcoli ed emergono sorprese. La Red Bull è una squadra con un budget di 280 milioni di euro e ha conquistato 596 punti. Dividendo la spesa per i punti ottenuti viene fuori che per ogni punto conquistato la Red Bull ha sborsato quasi 470 mila euro. La Mercedes, seconda classifica, con un budget di 290 milioni di euro (è la squadra che spende di più) ha ottenuto 360 punti, quindi ha una media di 805 mila euro per ogni punto, ovvero quasi il doppio di quanto è costato alla Red Bull. La Ferrari ha un budget di 240 milioni di euro e con 354 punti ha una media di 677 mila euro/punto. Insomma, nella classifica fra quanto spendi e quanto ricavi, la Ferrari ha vinto questa sfida con la Mercedes che invece ha perso in pista. Ma seguendo questo principio, il vero campione del mondo dell’economia da corsa è la Lotus. Con un budget di 140 milioni di euro hanno preso 315 punti con un costo di 445 mila euro a punto. Quindi nell’analisi dei costi e dei ricavi la Lotus batte la Red Bull, terza la Ferrari e quarta la Mercedes. Il disastro completo si chiama McLaren. Con 220 milioni di euro di budget e 122 punti hanno speso 1,8 milioni di euro a punto, una follia.Molto meno ha speso anche la Force India, con 1,3 milioni di euro a punto, la Sauber 1,6 e la Toro Rosso 3,5 milioni. Il vero disastro, però, sono Williams (5 punti conquistati, ovvero hanno speso 24 milioni di euro a punto) e le due cenerentole Marussia e Catheram che, non avendo ottenuti punti, hanno speso rispettivamente 65 e 61 milioni di euro solo per essere presenti.Ma se questi sono i costi, perché una squadra deve correre in F.1? Ci sono altri e validi motivi per farlo. Se la Red Bull vende bibite energetiche in tutto il mondo (o quasi) l’immagine della F.1 aiuta a vendere. Pensate che solo negli USA (dati di qualche anno fa, quindi non freschi) hanno superato il miliardo di lattine vendute con un margine netto operativo di 30 centesimi di euro l’una. Ovvero, solo il mercato USA ha garantito guadagni di 300 milioni di euro. Metteteci gli altri a livello mondiale e i conti son fatti. Se per Mercedes e Ferrari c’è un legame con le auto di tutti i giorni, e quindi immagine e ritorni di vendite, una Lotus che ci sta a fare? Intanto il management è proprietà di una finanziaria del Lussemburgo, quindi l’immagine F.1 aiuta gli investimenti economici, una Force India, invece, è lo sfizio del magnate Vj Mallya che dopo la compagnia aerea Kingfisher e le birre (stesso nome) ha raccolto abbastanza soldi anche per divertirsi con le F.1. La Williams vende tecnologia avanzata al governo inglese (sistemi per controllo viabilità, sostentamento agli ospedali, tecnologia d’avanguardia etc) e lo stesso fa la McLaren che oltre alle GT stradali ha in mano la gestione operativa del software del terminal 5 dell’aeroporto di Londra Heatrow, curando il traffico aereo e le aree di sosta. Inoltre la McLaren, in collaborazione col ministero della sanità inglese, fornisce i sistemi per la cura a distanza dei pazienti che usano la stessa telemetria utilizzata in F.1 da Button. La Marussia ha capitali russi e la Catheram è di proprietà di un ricco magnate malese che è il proprietario della Air Asia, la maggiore compagnia aerea low cost della regione.Un altro capitolo importante sono i premi finali. La Red Bull ha infatti intascato 75 milioni di euro con il primo posto nel Mondiale, ai quali si aggiungono altri 50 milioni di benefit vari. Con gli sponsor che pagano (Infiniti 20 milioni di euro, Geox cinque e via di questo passo) mettere insieme i 280 milioni da spendere in un anno non è nemmeno tanto difficile. Anzi, a fine stagione ne avanzano ancora.Per la Ferrari oltre ai 65 milioni intascati col terzo posto ci sono i benefit di anzianità (altri 75 milioni circa) le vendite del merchandising e altri introiti, per cui i 240 milioni sono interamente coperti e autofinanziati da sponsor, premi e altro ancora. L’ultima classificata, la Marussia (la Catheram è 11 e non prende soldi) ha intascato 25 milioni di euro come premi, altri 15 li ha portati Chilton e altri sponsor Bianchi. Per cui fra i 65 spesi e i 50 intascati, i finanziatori russi hanno davvero speso molto poco, relativamente.E questo movimento economico, fra premi, spese, spiega perché in tanti vorrebbero entrare in F.1 e perché c’è un numero chiuso: non possono partecipare più di 12 scuderie. Per ora ce ne sono 11 e non è detto che restino tali il prossimo anno. Insomma, il gioco rende, ma parteciparvi non è facile.