Lo studio più curioso disceso dallo loro scoperte è quello recente che riguarda i taxisti di Londra. Si è infatti trovato che nei conducenti di auto pubbliche l’ippocampo, una piccola area del cervello, è molto più grande della media, perché è lì che vengono memorizzate le 25mila vie e piazze di Londra, da conoscere se si vuole superare il severo esame per la licenza.
I tre premiati con il Nobel per la Medicina sono infatti gli scopritori delle aree e dei meccanismi neuronali con cui ci orientiamo nello spazio e possiamo, in sintesi, ritrovare la strada di casa. Un riconoscimento che per il 75enne anglo-americano John O’Keefe arriva a 43 anni dalla prima pubblicazione dei suoi studi, mentre per i coniugi cinquantenni norvegesi May-Britt e Edvar Moser giunge a solo un decennio di distanza dal risultato.
Festeggiamenti con balli e champagne nel laboratorio di Trondheim, dove in precedenza May-Britt Moser per poco non aveva mancato di rispondere alla telefonata dell’Accademia di Stoccolma, mentre il marito era su un volo intercontinentale ancora ignaro della notizia.
Gioia più contenuta all’University College di Londra, dove è ancora attivo O’Keefe. Proprio quest’ultimo rivoluzionò la comprensione di come gli esseri viventi si muovono nel proprio ambiente identificando nei topi le cellule nervose, dette proprio “place cells”, neuroni del luogo, che “imparano” la nostra posizione e si attivano quando ritorniamo in quel luogo. Si tratta di cellule di una piccola struttura profonda del cervello, detta ippocampo perché la sua forma ricorda un cavalluccio marino stilizzato. L’ippocampo è coinvolto in molti processi legati alla memoria e, coerentemente, costruisce anche un ricordo dei luoghi in cui ci troviamo e ci aiuta a ritrovarli.
Ma per avere un sistema di “navigazione” completo, simile a quello tecnologico attuale del Gps, nel nostro cervello agisce anche un’altra area, quella delle cellule griglia, “grid cells”, identificate appunto dai Moser, quinta coppia sposata a ricevere il premio più ambito, del valore attuale di 900mila euro (che andranno divisi a metà). Nella corteccia entorinale, tali neuroni svolgono proprio il ruolo di attivarsi per formare una mappa a due dimensioni dell’ambiente, che permette di triangolare, proprio come fanno le coordinate satellitari, posizione e rotta degli animali e degli esseri umani.
Non si tratta, com’è evidente, di una scoperta dalle dirette implicazioni cliniche, ma i tre neuroscienziati, con i loro studi, hanno comunque dato un contributo anche alla medicina, perché sapere quali sono le zone del cervello responsabili del nostro senso dell’orientamento permette di capire e di localizzare i disturbi che colpiscono questa nostra facoltà e consente anche di vedere i danni specifici provocati da ictus o dal morbo di Alzheimer, in attesa di poter applicare strumenti terapeutici oggi non ancora disponibili. In ogni caso, uno dei tanti interrogativi sulle straordinarie capacità degli essere viventi, grazie a O’Keefe e ai Moser, ha trovato una prima e convincente risposta. Tanto da valere loro il premio Nobel.