L’Italia è già arrivata alle partite che decidono il futuro verso Euro2012. E per la missione di Belfast il commissario tecnico dal volto umano, tutto gioco, giovani e progetti, si traveste da Trapattoni: da parte i timori per l’ultimo attentato, le preoccupazioni sono molto più concrete. «Resto sempre convinto che le vittorie arrivino attraverso il gioco, ma stavolta i tre punti sono l’obiettivo primario: tornare dall’Irlanda con una sconfitta per 2-1 e sentirsi dire che abbiamo fatto una bella partita, quello sì sarebbe un problema», dice come sempre pacato Prandelli.La qualificazione all’Europeo passa per i risultati contro Irlanda del Nord e poi Serbia, martedì a Genova. Chiellini parla di «battaglia sportiva» nella capitale dell’Ulster, patria di George Best e del terrorismo indipendentista. Gli azzurri in campo dovranno fare i conti con la veemenza e l’entusiasmo celtico di un nazionale dallo scarso tasso tecnico, ma dall’impressionante ruolino di marcia interno. Cinque vittorie su cinque nelle qualificazioni a Euro 2008, tra loro anche la Spagna poi campione.In risposta, a 100 giorni dal suo insediamento sulla panchina del nuovo corso, Prandelli inverte l’ordine delle sue priorità mettendo in testa il risultato e sfodera trasparenza: «Giocano Viviano, Cassani, Bonucci, Chiellini, Criscito, De Rossi, Pirlo, Mauri, Pepe, Borriello e Cassano...», esordisce snocciolando uno per uno gli 11 titolari di domani, in un inedito “outing tattico” di indubbio fascino per gli appassionati del genere. Il Cesare nazionale si è adattato ormai all’idea di un campionato povero di proposte e all’assenza di Mario Balotelli (infortunato), così per completare il 4-3-3 ideale; si adegua anche all’obbligo di non guardar troppo per il sottile.«Io come Trapattoni? Per ogni allenatore il risultato è prioritario – dice del vecchio maestro degli anni Juve, ora sulla panchina dell’altra Irlanda. – Non mi interessa sapere se oggi le altre squadre vogliono evitarci, perché finché non torneremo a far risultati non ci sarà paura dell’Italia». Stavolta insomma non basta puntare solo su Cassano, che pure resta centrale nella nazionale di Prandelli. «Mi aspetto molto da tutti, non solo da Antonio: lui in qualsiasi momento può inventare un colpo, ma serve qualcosa di più, dobbiamo essere più squadra». Più minuti, più intensità, più intelligenza nel leggere la partita. Più Italia, insomma. «Con la tattica e la qualità possiamo essere superiori» ammette il ct che ha rinviato ad altra occasione, magari Genova contro Stankovic e Krasic, il doppio centravanti. Stavolta tocca a Borriello («è l’uomo giusto per l’occasione») nel 4-3-3, e se non c’è la punta esterna per completare il tridente ecco confermata la fiducia a Pepe, nonostante le ultime delusioni azzurre: «Ma la mia valutazione è globale, non individuale, e vista così ne apprezzo la gran generosità». Prandelli le ha studiate tutte, compresa l’alchimia di invertire il triangolo di centrocampo in caso di difficoltà, ruotando De Rossi e Mauri (l’altra novità per Belfast) da destra a sinistra, intorno al capitano Pirlo.