Un'immagine del film "J'accuse" di Roman Polanski, sul caso Dreyfus
A dispetto delle polemiche scoppiate all’indomani delle incaute dichiarazioni del Presidente di Giuria Lucretia Martel, J’accuse di Roman Polanski, il film che ricostruisce il cosiddetto “affare Dreyfus”, è stato accolto alla Mostra del Cinema di Venezia con un entusiasmo fuori dal comune.
Interpretato da Jean Dujardin, Louis Garrel, Emmanuelle Seigner, presenti al Lido insieme ai produttori Alain Goldman e Luca Barbareschi (che si ritaglia anche un piccolo ruolo), J’accuse, tratto dal romanzo di Robert Harris, prende il titolo da quello di una lettera scritta dal Presidente della Repubblica francese dallo scrittore Émile Zola e affida il racconto al colonnello George Picquart il quale, durante delle indagini come capo dell’intelligence militare, scopre che il capitano Alfred Dreyfus, accusato di essere una spia e condannato in esilio sull’Isola del Diavolo nel gennaio del 1895, è probabilmente innocente.
Antisemita per tradizione più che per una reale convinzione, Picquart non accetta che la verità venga messa a tacere e seguendo la propria coscienza decide di non obbedire e indaga per scoprire le menzogne dell’esercito che contro Dreyfus aveva fabbricato delle false prove.
Il film diventa dunque un appassionante e solidissimo thriller politico che riflette sui temi del pregiudizio, dell’ingiustizia e della persecuzione lasciando intravedere non troppo tra le righe un’allusione anche alla storia personale del regista, vittima prima del nazismo, poi dello stalinismo e infine al centro di una lunga e spinosa vicenda giudiziaria.
«Il cinema è uno dei più potenti strumenti di conoscenza degli eventi – ha affermato Goldman – importante per comprendere il reale e far fronte all’ignoranza. Il “caso Dreyfus” ha drammaticamente annunciato quello che è accaduto dopo, in particolare l’Olocausto, e credo quindi che un film come J’accuse possa invitare i nostri figli a riflettere su un personaggio come quello di Picquard, vero eroe del caso Dreyfus, dando speranza alle generazioni future nella ricerca della verità».