Il prospetto autografo di Plautilla Bricci per la villa del Vascello
È ormai lunga la schiera di donne che fanno parte del patrimonio artistico di tutti noi, a iniziare da Artemisia Gentileschi che nel corso degli ultimi anni ha più volte catalizzato l’attenzione non solo degli studiosi, ma pure dei media. Tuttavia, la storia della creatività artistica femminile è ben precedente, se si legge quel che scrive Plinio il Vecchio nel suo Naturalis Historia (XXXV, 147) dove menziona la pittrice greca, contemporanea di Policleto ( V secolo a.C.), Timarete. La sua memoria ci è tramandata pure da Boccaccio nel suo De claris mulieribus (LIV) dedicato alle donne famose, noto anche grazie a una ricca versione miniata conservata a Londra (British Library, MS Royal 16 G V f. 68v) che illustra proprio l’episodio narrato dal poligrafo romano, secondo cui l’artista era celebre per aver dipinto una tavola con l’immagine di Artemide. Sulla scorta dello stesso passo di Plinio, il novellatore fiorentino ricorda altre pittrici dell’antichità come Eirene (LVII) e Iaia di Cizico, nota con il nome di Marzia figlia di Varrone (LXIV), che ritornano nelle miniature del codice londinese, uscito dallo scriptorium di Reims entro i primi tre decenni del XV secolo.
La teoria delle eccellenze femminili nell’arte pittorica annovera figure di altissimo profilo come Ildegarda di Bingen (1098-1179) che illustrò lei stessa il suo Liber Divinorum Operum oggi conservato nella Biblioteca Statale di Lucca in una copia del XIII secolo, con la raccolta delle visioni della santa, mistica e teologa. L’attività di miniaturista al femminile della monaca tedesca non è un caso isolato, ma si affianca ad altre figure di grande rilievo come la badessa del convento di Hohenburg, Herrada di Landsberg (1125/1130-1195), illustratrice e autrice dell’Hortus deliciarum, raccolta di cronache, storie e notazioni dall’astronomia all’agricoltura. I nomi possono moltiplicarsi con Guda Nun, Claricia, Diemudus, Anastasie e altre fino al Rinascimento nel quale campeggiano figure come suor Antonia (1446-1488), Lavinia Teerlinc (1510/1520-1576) e la ben più celebre Sofonisba Anguissola (1532-1625).
Adesso si aggiunge un’altra protagonista a cui è stata appena dedicata la mostra per la riapertura delle sale della Galleria Corsini: Plautilla Bricci, o Briccia, (1616 - post 1690) fino a poco tempo fa pressoché sconosciuta, e ora studiatissima, dopo le ricerche di Melania Mazzucco, autrice del romanzo storico L’architettrice (Einaudi 2019). Una rivoluzione silenziosa. “Plautilla Bricci pittrice e architettrice” (questo il titolo della mostra) a cura di Yuri Primarosa è la prima esposizione monografica sulla pittrice romana che – come ha dichiarato la direttrice delle Gallerie Nazionali di Arte Antica Flaminia Gennari Santori, di cui Palazzo Corsini è una delle sedi – nasce proprio dall’opera letteraria di Melania Mazzucco.
Plautilla Bricci, "Madonna del Rosario con i santi Domenico e Liborio" - Mauro Coen
Corredata da un bel catalogo di Officina Libraria, la mostra documenta la produzione pittorica dell’artista che costruì la villa del Vascello, distrutta dalle truppe francesi di Napoleone III che ripristinavano lo status quo dopo i moti della Repubblica Romana. Per questo, aprono la mostra due ritratti di donna col compasso in mano che hanno buone possibilità di essere effigi dell’artista (quella da Los Angeles soprattutto) che fu pittrice, ma pure architetto. Seguono i disegni dei progetti della villa (esposti per la prima volta) e le grandi pale d’altare come la Madonna del Rosario dal duomo di Poggio Mirteto, per il quale dipinse anche lo stendardo per la Compagnia della Misericordia (pure esposto).
A queste opere si aggiungano poi la bella lunetta forse destinata a un altare di San Giovanni in Laterano che rappresenta Un angelo che offre il cuore di Gesù all’Eterno, nonché la Madonna col Bambino volutamente dipinta con uno stile arcaizzante per i Carmelitani di Santa Maria in Montesanto, ornata da un lungo cartiglio dove si può leggere: In monte sancto suo Carmelo steterunt pedes Eius. Qui è chiaro il riferimento al passo biblico (1Re 18,41-45) che narra della salita al monte per sette volte da parte del Profeta Elia che infine riuscì a incontrare Jahweh; mentre Acab che lo accompagnava, per evitare la pioggia, andò a mangiare e a bere.
La pittura di Plautilla è sontuosa e nulla ha da invidiare ai grandi dell’epoca come Pietro da Cortona e alla stessa Artemisia Gentileschi che pure compaiono in mostra con opere strepitose come un Autoritratto di quest’ultima e un Ritratto del cardinale Mazzarino del Berrettini In questo percorso dove prevale il femminile, ci furono però due uomini importanti nella vita di Plautilla: il padre Giovanni, pittore e poeta, che collaborava con il Cavalier d’Arpino, da cui apprese l’arte ed Elpidio Benedetti, prelato al servizio del cardinale Mazzarino prima e di Colbert poi, che le aprì le porte del jet-set di allora.
Roma, Galleria Corsini
Plautilla Bricci pittrice e architettrice
Fino al 19 aprile