La Juve torna a terra. Nello scontro diretto, il derby d’Italia con l’Inter, in cui avrebbe dovuto consolidare il suo primato e salire su una “50 Special” (tante sarebbero state le gare di imbattibilità dei bianconeri) la Juventus di Antonio Conte si ferma. E pensare che dopo un solo minuto il gol di Vidal (in netto fuorigioco, per fortuna non è stata la rete decisiva!) sembrava aver già archiviato la stagione 2012-2013. Con i bianconeri a più sette dall’Inter e il resto della concorrenza lenta e discontinua (vedi Napoli, Lazio, Roma e il lontanissimo Milan) il campionato poteva tranquillamente andare in letargo. E invece… Invece ecco che il prode Andrea Stramaccioni, sempre più “StraMourinho” si inventa un’Inter d’assalto con un tridente che per il dg juventino Marotta sarà anche «spensierato», ma intanto la Beneamata sorpassa in terza (1-3 risultato finale) e dall’ex inviolabile Juventus Stadium grida a gran voce: «Per lo scudetto ci siamo anche noi». "Come ti umilio la Juve imbattuta", la tesi di laurea discussa dal dottorino “Stranamore” Stramaccioni che ha studiato tanto e bene per diventare il nuovo “Special One” nerazzurro. Complimenti alla sua Inter e anche al presidente Moratti che l’anno scorso, proprio dopo uno Juve-Inter 2-0, decise di cacciare sor Ranieri per ingaggiare questo giovane anche lui romano, promosso niente meno che dalla Primavera nerazzurra. Quello che sembrava essere un azzardo, un capriccio da patron Massimo, ora sta diventando la più bella realtà di stagione e Stramaccioni dall’alto del suo secondo posto (solo -1 dalla Juve capolista) e forte del 9° blitz esterno di fila della sua Inter, chiede una cosa soltanto: «Cercate di rispettarci…». Non c’è più rispetto infatti, anche nel pallone. E la richiesta di un maggiore rispetto arriva un po’ da tutti gli stadi. Da Napoli, dove Mazzarri si sente sempre più defraudato dagli arbitri, mentre in realtà la banda Cavani non è più l’orchestra accordata delle prime giornate e paga dazio contro il Torino di Ventura. Vuole maggior rispetto anche Allegri che sta cercando di curare da solo, senza l’intervento di Berlusconi, un Milan in palese ritardo in classifica, ma che con la cinquina rifilata al piccolo Chievo e l’8° sigillo in 11 gare di El Shaarawy sente di poter ancora dire la sua da qui alla fine del torneo. Pretende soltanto il massimo rispetto dalla Roma e dai romanisti il saggio Zeman che non ha nessuna intenzione di cambiare il suo credo storico, l’arrembante filosofia del 4-3-3, e alla fine almeno contro il Palermo di Gasperini ha avuto ragione lui. Nella settimana che porta al derby della capitale, i giallorossi arrivano carichi del 4-1 contro i siciliani, mentre in Sicilia, a Catania, la Lazio di Petkovic incassa la quarta sconfitta e con 1 punto nelle ultime tre partite anche l’Europa dei grandi si allontana. Sempre più vicina invece alla zona Champions la scapigliata Fiorentina di Vincenzo Montella, il quale si conferma stratega di razza anche sotto il casato dei Della Valle. Con l’Aeroplanino in panchina vola tutta la nidiata di talenti viola a cominciare dalla stella luminosa di Jovetic. E persino il “vecchio” Luca Toni, nel Comune del sindaco rottamatore Renzi (tifosissimo della Fiorentina), scopre la sua seconda giovinezza, votata come sempre al gol. Ma il maggior stratega della domenica è senza dubbio il re della Formula 1 Sebastian Vettel. Ad Abu Dhabi non è bastato penalizzarlo e rispedirlo in coda alla griglia di partenza, la sua Red Bull è talmente potente da fargli risalire 21 posizioni e arrivare fino al podio per piazzarsi appena dietro alla Ferrari di Alonso e la Lotus di Raikkonen che non vinceva un GP da quello del Belgio del 2009. A due sole prove dalla fine del Mondiale e con 10 punti di vantaggio su Alonso, alla Ferrari ci sperano ancora, ma Vettel marcia sicuro verso un altro trionfo annunciato.